“Il settore florovivaistico in Italia ha vissuto crescita nel 2021 ma il 2022 è stato all’insegna dell’incertezza. Come sarà il 2023?” Esordiva così un articolo del febbraio del 2023. Grazie alle elaborazione dei dati forniti da “Myplant & Garden: la fotografia del florovivaismo italiano” possiamo ora affermare :” Molto bene”.
E’ la disamina che ci fornisce il ricercatore Marcello Militello dell’Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo – IRF.
In occasione del Salone Internazionale del Verde 2023, Myplant & Garden si erano diffusi infatti dati secondo i quali il settore florovivaistico italiano nel 2021 segnava una crescita del 5% rispetto al 2020 ed ancora il 2022 con una dell’11,4% rispetto al 2021. I dati del 2022 diffusi dall’organizzazione Myplant & Garden, importantissimo evento internazionale del settore Florovivaistico, mostrano un settore in piena forma nonostante le ripercussioni negative degli eventi bellici e delle avversità climatiche che hanno interessato un pò tutte le regioni del Bel Paese.
A guidare la graduatoria delle Regioni con piu alto valore alla produzione del settore florovivaistico svetta la Toscana, seguita dalla Liguria e poi Sicilia. La produzione complessiva, compreso anche quella vivaistica, supera i 3 miliardi di euro, il dato più alto degli ultimi 6 anni.
Delle oltre 17.000 aziende e oltre 45.000 ettari di terreno dedicato al florovivaismo italiano, la Liguria detiene il primato delle aziende che coltivano reciso in piena aria; mentre in Campania, troviamo il maggior numero di aziende specializzate nella coltivazione di fiori in coltura protetta in continua crescita anche se per valore della produzione la Sicilia si posiziona davanti la Campania.
Ottimo l’export che posiziona l’Italia al secondo posto come potenza esportatrice europea dietro ai Paesi Bassi. Sempre in crescita rispetto all’anno precedente con oltre 1 miliardo di euro le produzioni tricolori si impongono sul mercato soprattuto nel settore viviastico e delle piante ornamentali (780 mln di euro) dove il fiore reciso rappresenta una costante piuttosto stabile nel tempo (135 milioni di euro).
Sebbene aumenti l’importazione, prevalentemente da Paesi bassi e Germania, i mercati di sbocco per l’esportazione restano sempre Francia e Paesi Bassi (ndr: anche perchè si tratta di prodotti spesso diversi – si esportano ad esempio ranuncoli e fronde e si importano ad esempio rose e orchidee).
Il trend in questi anno è sempre stato positivo nonostante la serie di eventi turbolenti che sono appasi negli ultimo quinquennio (Covid, conflitti in Ucraina e in Medio Oriente). L’innovazione su tutta la filiera ha accompagnato la buona riuscita anche commerciale della produzione in questi anni, premiando in particolare le aziende che si sono dimostrate più dinamiche e reattive.
Dal canto suo, le aste olandesi hanno subito una perdita di 17 milioni di euro nel 2023 rispetto al 2022, (ndr: ne abbiamo parlato qui https://www.flornewsliguria.it/il-royal-floraholland-perde-17-milioni-di-euro-nel-2023/11604/ ). Nonostante lo strapotere del baricentro commerciale floricolo dei Paesi Bassi, il calo della produzione nazionale e l’aumento dell’export diretto tra paesi produttori e paesi consumatori stanno facendo sentire il loro effetto.
Si aspettano ora i dati italiani per il 2023 per un confronto. Servono ovviamente maggiori informazioni sull’andamento della nostra floricoltura in un quadro globale sempre più complesso segnato da alti costi energetici, blocchi di esportazione verso il Regno Unito e le crisi Ucraino-Russa e Israelo – Palestinese che continuano a influenzare pesantemente i mercati.