Si chiude con 220mila presenze il Villaggio Coldiretti di Venezia, che nell’ultimo weekend di giugno ha colorato la laguna negli spazi tra Riva Sette Martiri e Giardini Napoleonici. La kermesse contadina ha coniugato eccellenze da tutta Italia, portando tutti i visitatori alla scoperta della biodiversità dell’agricoltura italiana. Dai banchi dello street food all’agriasilo, dalle fattorie didattiche ai laboratori, fino ai workshop e alle svariate degustazioni: il modello del Made in Italy in campo agroalimentare si contraddistingue sempre.
Per dare ulteriore valore a un’agricoltura attenta, sostenibile e all’avanguardia, si sono tenute anche le finali nazionali degli Oscar Green: ossia il premio che identifica le idee più innovative presenti in Italia, per un’agricoltura che si rinnova conservando sempre il proprio ruolo di pilastro dei territori. A rappresentare la Liguria, in termini di congiunzione tra innovazione e tradizione, è salito sul palco Valerio Sanguineti, con la sua azienda agricola Verderam. L’ambizione si traduce in progetto e ha l’obiettivo di coniugare in campo tutte quelle che sono le tecniche tradizionali con la tecnologia, al servizio del tipico territorio ligure suddiviso in terrazzamenti, spesso affacciati sul mare e difficilissimi da coltivare, al servizio di persone affette da dipendenze tecnologiche. Il patrimonio ligure è culturale oltre che agricolo: la redditività è tuttavia minacciata dall’oggettiva difficoltà di gestione. Verderam, con ogni appezzamento di terra e con ogni strumento, dalle macchine agricole tradizionali ai sistemi di monitoraggio del dissesto idrogeologico fino ai robot agricoli, fa rete con altre imprese ai fini di migliorare la gestione dei campi coltivati.
A livello sociale, invece, coinvolge nell’azienda agricola persone definite Hikikomori e l’obiettivo è creare una “comunità in campo” dove i ragazzi utilizzeranno il loro know-how tecnologico, mentre l’azienda agricola offrirà formazione e supporto. La categoria di cui ha fatto parte Valerio Sanguineti, infatti, si chiama “Coltiviamo Solidarietà” e racchiude in sé tutte quelle realtà che recuperano la funzione sociale che l’agricoltura aveva nella società rurale, attraverso la solidarietà e l’integrazione. Il premio finale, quest’anno, è andato all’Istituto Tecnico Agrario Emilio Sereni, fattoria sociale inclusiva.
La progettualità di Verderam ha uno scopo ben preciso: mira a interrompere l’isolamento di coloro che riducono o annullano la propria vita sociale, spesso soffrendo di dipendenze tecnologiche, come metodo di fuga da una società la cui pressione sociale viene definita come insopportabile. Se si riuscisse a integrare gli interessi tecnologici e informatici di queste persone con il lavoro in campo, si potrebbe permettere a chi rifiuta il contatto con il mondo esterno, di rientrarvi passo dopo passo, mantenendo forte il legame con la natura e potendo entrare a far parte di un sistema che garantisce al soggetto un graduale reinserimento nella società, attraverso lo sviluppo di software e tecnologie per l’agricoltura di precisione.
«Questo villaggio è stata un’ulteriore conferma di quanto l’agricoltura italiana possa dare in termini di attenzione sociale, innovazione e sostenibilità» commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale. «Avere avuto in finale un’impresa ligure ci dimostra come la nostra regione abbia progettualità all’avanguardia e attente non solo allo sviluppo di nuove tecnologie agricole, ma alla possibilità di coinvolgere, nell’agricoltura, altri ambiti, in primis quelli sociali.»
Dal concime a base di lana ai cosmetici anti-aging al kiwi e ai noccioli d’ulivo, gli Oscar Green di Coldiretti danno spazio a idee che salvano il clima, spostano i consumi verso la sostenibilità, creano lavoro, coinvolgono tutti, e riportano sulle tavole specialità estinte. Un’occasione, dunque, per raccontare i territori che si rinnovano e premiare coloro che hanno il coraggio di innovare; gli Oscar Green ci fanno credere in un’agricoltura non solo possibile, figlia di un lontano futuro astratto, ma un’agricoltura che esiste già e che merita di essere sostenuta in tutti i modi possibili.