Il Laboratorio di Analisi Fitopatologica del Servizio Fitosanitario Regionale nasce per fornire a imprese e amministrazioni del territorio una serie di servizi diagnostici qualificati per segnalare e identificare le principali avversità che si riscontrano in coltivazione, tra cui l’individuazione di organismi nocivi, prevenire e difendere le piante per migliorare la qualità delle produzioni agricole. Ci siamo fatti raccontare meglio in cosa consiste l’attività del laboratorio, e perché è determinante per la Liguria, dal dott. Moreno Guelfi, referente regionale del Laboratorio Fitopatologico.

Come nasce il Laboratorio?

«Il laboratorio ha circa cinquant’anni, e nasce nella sua forma attuale intorno agli anni Settanta, nella sede precedente di via Nino Bixio, per opera dell’allora Ministero dell’Agricoltura e attuale Ministero delle politiche e della sovranità alimentare. Con il trasferimento di deleghe dallo Stato alle Regioni, insieme agli ispettorati agrari è confluito in Regione Liguria con gli uffici e l’annesso laboratorio, successivamente ristrutturato e potenziato, fino al trasferimento nelle sede attuale in via Brigate Partigiane».

A cosa lavora il laboratorio?

«Lo scopo di questo laboratorio è di indagare rispetto alla presenza di organismi nocivi regolamentati, presenti o meno sul territorio regionale e nazionale. Regolamentati significa che lo Stato italiano prima e L’Unione Europea poi stilano un lista di organismi nocivi ai vegetali, particolarmente attenzionati, dei quali si deve prevenire l’introduzione sul territorio dell’Unione Europea o, qualora presenti, se ne deve limitare la diffusione. Rispetto agli altri laboratori presenti sul territorio regionale ha una mission un po’ più delimitata e precisa».

Come funziona il sistema regionale dei laboratori fitosanitari?

«Genova si occupa esclusivamente di organismi regolamentati, è il laboratorio ufficiale che fa analisi ufficiali. L’IRF di Sanremo invece è sia laboratorio ufficiale sia laboratorio di autocontrollo, per cui accetta sia i campioni del servizio fitosanitario sia i campioni dei coltivatori. Il Cersaa di Albenga, invece, è esclusivamente un laboratorio di autocontrollo e lavora con i campioni prelevati dalle aziende agricole, non fa campionamenti ufficiali. I controlli ufficiali fatti dal Laboratorio di Analisi e dall’IRF prevedono un campionamento effettuato dagli ispettori regionali. Il Cersaa invece riceve i campioni direttamente dai coltivatori, che legittimamente fanno le verifiche sulle loro produzioni. Il nostro ruolo è importante, legalmente parlando, per l’importazione e l’esportazione, che necessitano com’è comprensibile di controlli ufficiali; l’agricoltore invece fa le verifiche fitosanitarie che ritiene opportune, alcune di queste sono anche obbligatorie nel corso dell’attività produttiva».

In consa consiste l’attività quotidiana del laboratorio?

«Lavoriamo prevalentemente su un programma annuale predefinito di prelevamenti di campioni vegetali sul territorio regionale. Queste operazioni riguardano sia le aziende agricole che gli ambiti naturali. I campioni poi vengono sottoposti ad analisi non per capire che cosa hanno, ma per cercare qualcosa – per esempio Xylella fastidiosa – sono insomma analisi mirate».

Parlava della centralità dei flussi commerciali…

«C’è infatti un lavoro molto importante che viene fatto, ma che non è programmabile, ed è quello legato ai flussi di importazione ed esportazione. La Liguria ha diversi punti di entrata regionali che sono i porti e l’aeroporto, mentre le aziende agricole locali esportano in tutto il mondo, prevalentemente in Unione Europea, ma non solo. Abbiamo un grosso flusso di esportazione anche verso gli Stati Uniti legato soprattutto a fiori, piante e prodotti vegetali liguri, mentre un altro lavoro notevole viene svolto con la Gran Bretagna. Interveniamo ogni volta in cui c’è un passaggio commerciale di prodotti vegetali extra UE per fornire il nostro indispensabile nullaosta e il certificato di esportazione, che può essere rilasciato sulla base di analisi eseguite sul momento, oppure precedentemente se l’azienda è già verificata».

Cosa succede se viene riscontrato un patogeno?

«Se si tratta di un organismo regolamentato, si avvia un sistema di allerta comunitario, e al ritrovamento dell’organismo nocivo un programma apposito dà allerta su tutto il territorio della Comunità. Naturalmente l’allerta deve essere data dopo aver effettuato controprove e analisi di conferma, perché sono problemi estremamente rilevanti. Si blocca quindi la produzione, si distrugge il vegetale che è risultato contaminato, e c’è una declaratoria rispetto alla zona interessata dalla presenza del parassita e quindi anche rispetto all’azienda. Per fortuna sono casi rarissimi».

Ci sono emergenze in corso in questo momento?

«In questo momento abbiamo delle misure di emergenza su quasi tutte le province, e riguardano zone specifiche. Per esempio ci sono problemi sul cancro colorato del platano, una malattia molto grave che colpisce le alberature cittadine; c’è poi Aleurocanthus spiniferus, un organismo esotico di cui abbiamo una zona delimitata a Genova; Popillia japonica, un coleottero asiatico che abbiamo riscontrato in provincia di La Spezia… Sono molte le misure di emergenza che abbiamo in atto sul territorio regionale a tutela delle produzioni agricole e degli ambiti naturali. È chiaro che l’impatto di un organismo alieno su una vegetazione dove non era presente è devastante, ci sono tanti esempi anche storici di organismi alieni che sono comparsi e hanno determinato catastrofi».

Accennava prima a Xylella fastidiosa

«La Liguria è zona esente, ma attualmente per Xylella facciamo almeno 7-8 mila campioni di verifica annuali sia sugli abiti naturali che nei confronti delle aziende. Però il batterio è stata riscontrato in Toscana, in Corsica e in Costa Azzurra, e la Liguria è al centro di questo triangolo, con molta attenzione addosso. Anche perché per poter esportare vegetali è necessaria l’analisi e la conferma di assenza del batterio, quindi ogni vegetale che parte in esportazione dal territorio della Liguria necessita di una conferma analitica. C’è un grosso lavoro sotto Xylella, perché produce danni enormi. Noi pensiamo all’olivo, ma in realtà colpisce altre piante tra cui la lavanda, il rosmarino e anche la poligala e tante altre intensamente coltivate sul territorio regionale. La Liguria è leader nella produzione di piante aromatiche, che sono piante ospiti».

Qual è la situazione per le aziende del territorio imperiese e albenganese?

«Sull’imperiese abbiamo una cinquantina di aziende, la zona è particolarmente forte sul fiore reciso, ma il lavoro fatto sull’ albenganese viene svolto a tappeto. Abbiamo più di 500 aziende che coltivano questi vegetali, e vengono controllate tutte. Sono aziende molto frammentate, di dimensioni piccole, il che rende particolarmente faticoso sia il loro lavoro che il nostro».

Chi lavora al Laboratorio di Analisi?

«I professionisti che lavorano qui sono laureati in biologia o biotecnologie o laureati in Scienze Agrarie e forestali. Poi ci sono i tecnici di laboratorio, figure intermedie, periti agrari o specializzati in altre materie».

Concludendo: perché il laboratorio è importante per la Liguria, e in cosa si distingue?

«In questo momento l’unico laboratorio che ha l’accreditamento ISO 17025 è quello di Genova, mentre l’IRF è in corso di accreditamento. Si tratta di un sistema di qualità, che certifica processo e prodotto: ogni fase del processo di analisi è codificata, tracciata e verificata periodicamente per fare in modo il procedimento analitico risponda ai criteri di qualità indicati dal regolamento. È un aspetto importante, perché le nostre sono diagnosi ufficiali con valore legale, lo prevede obbligatoriamente il regolamento comunitario. Alle analisi sono appoggiate delle misure fitosanitarie, come per esempio l’impedimento alla circolazione o alla produzione, dunque è determinante che la diagnosi sia fatta attraverso un sistema di qualità certificata. Regione Liguria investe molto sia in termini di personale che in termini di attrezzature: attualmente il servizio fitosanitario ha 30 ispettori, un grande numero di tecnici e un grosso laboratorio. L’impegno economico è notevole considerato che siamo una piccola regione, questo si giustifica non solo con la struttura produttiva importante, ma anche perché la Liguria è un crocevia, non dimentichiamo che la prima azienda regionale è il porto di Genova. Tutto fa sì che questo servizio di garanzia debba essere mantenuto bene».

Intervista della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.

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