E’ morta a Lisbona, all’età di 91 anni, Celeste Caeiro, donna simbolo della Rivoluzione dei Garofani che, nel 1974, decretò la fine del regime fascita noto come Estado Novo (Nuovo Stato) instaurato da António Salazar nel 1933 ed ispirato alla dittatura di Benito Mussolini in Italia.
Celeste Martins Caeiro conosciuta anche come Celeste dos cravos (Celeste dei garofani) è diventata famosa per aver donato ai militari coinvolti nel colpo di Stato, dei garofani. Un gesto spontaneo che è diventato un simbolo di rivoluzione contro il regime che da 4 decenni governava il Portogallo e non solo.
Era il 25 aprile 1974 quando Celeste Caeiro, madre single di 40 anni che viveva con la figlia in una casa popolare su Avenida da Liberdade a Lisbona, decise di compiere un piccolo gesto rivoluzionario. Lavorava come addetta al guardaroba in un ristorante della città che, proprio quel giorno, avrebbe dovuto festeggiare un anno dall’apertura. Il titolare aveva acquistato per l’loccasione decine di garofani bianchi e rossi da regalare ai clienti, ma, saputo dell’imminente colpo di stato in atto, decise di chiudere e mandare a casa i dipendenti. Celeste non seguì il consiglio e, armata di garofani, donati dal datore di lavoro ai dipendenti affinchè non andassero sprecati, si diresse verso il centro della città.
Lì si imbatté nei soldati del MFA – Movimento das Forças Armadas, l’ala più a sinistra dell’esercito, pronta ad arrestare il primo ministro Caetano e i suoi generali.
Uno dei soldati le chiese una sigaretta, ma lei non ne aveva, aveva solo garofani e gliene offrì uno, il soldato lo infilò nella canna del suo fucile. Celeste distribuì i garofani agli altri soldati presenti senza tenerne nessuno per sè, un gesto che divenne storia, dando il nome alla rivoluzione che portò, nel 1975, all’elezione dell’Assemblea costituente e, l’anno successivo, alle prime elezioni democratiche, vinte dai socialisti di Mário Soares.
Quest’anno Celeste Caeiro, in occasione dell’anniversario della Rivoluzione dei Garofani, aveva ricevuto la medaglia all’onore.