Un San Valentino pieno di ottimismo per la floricoltura ligure: più fiori recisi venduti e comparto delle piante in vaso stabile.
Il sensibile rialzo dei prezzi trainato dalla festa degli innamorati ha compensato l’inevitabile calo produttivo dovuto alla siccità. E grazie al freddo di questo febbraio, che ha ridimensionato l’anticipo di fioritura (soprattutto per la mimosa), la stagione 2023 è tornata più vicina a canoni di normalità.
Rose a parte, che a Sanremo sono ormai una vera rarità o arrivano dall’estero, la produzione locale ha goduto di un buon sostegno dalla domanda che le ha permesso di raggiungere prezzi massimi interessanti e soprattutto di alzare l’asticella su quelli minimi.
In base al confronto tra gennaio 2022 e 2023 dei valori pubblicati dal Mercato dei Fiori (asta e deposito), gli anemoni a gennaio sono stati smerciati a un +27% sul prezzo massimo di un anno prima (0,83 contro 0,65 euro a stelo). Stabile sopra i 2 euro il massimo del ranuncolo clone, che recupera soprattutto nei valori medi (1,15 contro 0,85 l’anno precedente). In aumento le quotazioni dei Pon Pon (picco da 1,33 a 1,49) e il ranuncolo da seme (+25% il prezzo minimo da 0,8 a 0,10 -9%, -9% quello media a 0,51 contro 0,56 l’anno prima, +21% il prezzo massimo da 0,92 a 1,10 euro a stelo).
Un andamento ancora più evidente nelle fronde. A causa della scarsità di produzione, a gennaio il prezzo della ginestra era già raddoppiato (da 2 a 4 euro al chilo) mentre il massimo è salito del 50%, da 10 a 15 euro al chilo. “Di ginestra però siamo al 30% dell’anno scorso – risponde a caldo Dino Rossi (Coldiretti, produttore e cooperativa Tre Ponti di Sanremo) – e questo è dovuto alla siccità. La mimosa ha reagito un po’ meglio, soprattutto le piante giovani. Dopo un inizio anticipato ora il freddo ha permesso di andare avanti più del solito“. La varietà di mimosa Tournaire, che l’anno scorso di vendeva fra 5,96 e 7 euro al chilo all’asta e deposito del mercato dei fiori, lo scorso gennaio era già tutta livellata a 9 euro. La Gaulois, dai 6 euro dell’anno scorso a un prezzo compreso fra 7 e 9 euro al produttore quest’anno.
Quasi moltiplicato per due anche il prezzo minimo del ruscus, da un già ottimo 8 euro al chilo del 2022 a uno stellare 15 euro del 2023 (non c’è più alcuna differenza con quello massimo). E un bel +66,6% per il pittosporo Silver Queen, da 6 a 10 euro al chilo.
“Dalla fine della pandemia abbiamo registrato un bell’aumento sulle fronde – sottolinea la presidente di Cia Imperia Mariangela Cattaneo – alcuni eucalipti ad esempio sono passati da 2-3 euro al chilo di qualche anno fa fino a 10-12 euro. Il ruscus difficilmente saliva sopra 6, 7, al massimo 8 euro al chilo“. Ora vale il doppio.
Di rose sotto serra ce ne sono poche ma al mercato dei fiori se ne vendono ancora, perlopiù d’importazione: da 20 a 60 centesimi a stelo a gennaio. Prezzi che lievitano a febbraio a ridosso di San Valentino. E dal fiorista, il consumatore paga da 2 euro per arrivare fino a 10 euro…a stelo. “Il prezzo triplica dal produttore al dettagliante – la constatazione della Cattaneo – chi ci guadagna meno è il produttore. C’è una dispersione di prezzo lungo la filiera: trasporto, bollette, eventuali scarti, passaggi, ricarichi tra grossisti e dettaglianti. Ai minimi aumenti sulla parte produttiva si sono aggiunti problemi colturali legati a stagionalità e cambiamenti climatici”.
Per quel che riguarda invece le piante in vaso, il mercato della Piana di Albenga aspetta la primavera per tirare fuori il meglio di sè.
“La stagione non è ancora partita – ci spiega Ilario Della Valle, produttore di Albenga – Il mercato delle piante aromatiche che si vendono in questo periodo, è rimasto stabile rispetto agli anni passati. Un calo nella prima settimana di febbraio ed una ripresa dopo San Valentino, ma sono dati irrisori sulla produzione totale che vedrà la sua esplosione dalla primavera”.
I produttori albenganesi stimano una riduzione del prodotto interno nord-europeo, flagellato dagli alti costi di produzione (le serre calde sono quasi scomparse e quasi tutto il prodotto è coltivato in serra fredda, con ripercussioni sul periodo di produzione), e quindi una maggior richiesta delle produzioni liguri, sospinte dal clima favorevole.
Tutto da valutare nei prossimi mesi, quando partirà ufficialmente la stagione e le promozioni sul mercato estero nord-europeo.