Continua l’approfondimento #InAzienda, la rubrica di Flornews Liguria che mira a far conoscere ai lettori le aziende del Distretto Florovoviaistico Ligure.
Oggi ci siamo recati ad Albenga per conoscere l‘Azienda Pastor Luigi dalle parole di una delle figlie: Lionella.
«L’azienda è nata nel 1957 a Camporosso (IM)» ci racconta Lionella Pastor «Abbiamo iniziato la nostra storia con una produzione di piante verdi e con tutore (ficus etc…) che all’epoca andava molto in voga. Nel 1974, per motivi logistici e di crescita, avevamo bisogno di più terreno per poter continuare le nostre produzioni, ci siamo spostati ad Albenga».
La vocazione dell’azienda Pastor, fondata da Luigi e Silvana, marito e moglie, è sempre stata quella dell’innovazione, proporre sempre qualcosa di nuovo e mai fermarsi all’ordinario.
«I miei genitori sono stati dei precursori» ci racconta Lionella «La loro azienda è stata tra le prima sulla piana ingauna a coltivare piante floricole. All’epoca la vocazione di Albenga e zone limitrofe era l’orticoltura, solo successivamente le aziende si sono convertite alla coltivazione di piante in vaso ornamentali ed aromatiche. Inzialmente siamo stati visti come “alieni”, ci guardavano un pò strano i nostri colleghi, ma poi hanno capito che il mercato si stava muovendo in una direzione differente e hanno cambiato anche loro indirizzo produttivo.»
Albenga era l’area di riferimento per la GDO, un bacino importante che permetteva, ancor più rispetto ad oggi, di accedere alla grande distribuzione in modo diretto, sia sul territorio italiano che europeo. Un contesto ideale per sviluppare nuove idee di marketing.
Alla fine degli anni ’70 entrano a far parte dello staff aziendale i figli di Luigi e Silvana: Lionella, Franco, Franca ed il genero Corrado. Oggi l’azienda è di proprietà delle sorelle Pastor, Lionella e Franca, coadiuvate dai figli, Daniel, Marco e Isabel.
«Oggi la nostra azienda ha un’estensione di 14 ettari, conta 36 collaboratori ed opera su 8 sedi in Albenga e nei comuni limitrofi.» continua Lionella «Il nostro prodotto si muove per l’80% sul mercato nazionale e solo il 20% viene esportato in Francia, Belgio, Polonia.»
Anche questo in controtendenza rispetto alle altre aziende florovivaistiche albenganesi che, per vocazione, esportano maggiormente all’estero.
«La nostra produzione di punta, che cuba il 50% del fatturato, è il basilico. Negli anni abbiamo lavorato fortemente sulla qualità di questa coltivazione, che è in costante crescita. Siamo tra i maggiori produttori in Italia.» ci spiega orgogliosa Lionella. Le certificazioni sono uno dei punti di forza dell’azienda «Siamo certificati Global Gap e Bio, e sebbene coltiviamo anche basilico in modo convenzionale, utilizziamo sempre tecniche a basso impatto ambientale e meno invasive.»
La Mission dell’azienda è essere sempre attenti all’ambiente, lavorando in modo sostenibile.
Ma non solo basilico, anche le piante in vaso floricole sono un punto di forza dell’azienda. «Nel nostro catalogo abbiamo tante proposte, pochi numeri ma tante varietà/specie diverse. Inoltre testiamo i prodotti emergenti ed in fase di studio dei migliori e più famosi Breeder europei. Testiamo la resistenza e la qualità della varietà per un anno e, l’anno successivo, scegliamo il prodotto che meglio si confà alla nostra realtà e lo inseriamo in coltivazione. Questo ci permette di essere ancora una volta dei precursori ed avere in catalogo sempre prodotti nuovi ed innovativi.»
Un lavoro che mette al centro anche il marketing e la presentazione del prodotto, un presente che è sempre proiettato al futuro.
«Abbiamo aperto la strada alla sperimentazione,» continua Lionella «sono 5 anni che sposiamo la causa della sostenibilità ambientale applicandola alle nostre coltivazioni. Non è remunerativo al massimo, però è la strada in cui crediamo per offrire sempre prodotti di qualità.»
Un aneddoto curioso che vi è capitato in questi anni di lavoro? «Stavamo testando una nuova varietà di ciclamino per una nota ditta francese di breeding, che ha deciso successivamente di togliere dal mercato perchè considerata non abbastanza remunerativa. Ebbene noi ci abbiamo creduto e abbiamo continuato a coltivarla, ricevendo complimenti anche d’Oltralpe. E’ diventata una nicchia di mercato di cui siamo fieri.»