Questa nota informativa è stata realizzata dal Servizio Fitopatologico e Difesa dell’Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo con la collaborazione dei Tecnici della Cooperativa L’Ortofrutticola di Albenga, del Consorzio Agrario delle Province del Nord Ovest e della Cooperativa Florcoop Sanremo.
Nota meteo – Si ritiene probabile che nel prossimo gennaio permanga una diffusa anomalia positiva, fino a +1°C, su gran parte dell’Italia (fino a +2°C al Nord, Liguria compresa). Tale anomalia, benché ridimensionata a +1°C, potrebbe mantenersi anche nel mese di febbraio. Non si esclude la possibilità di occasionali sbalzi termici negativi, soprattutto in febbraio.
Relativamente alle precipitazioni, le previsioni per la Liguria sono molto incerte: si teme un inverno asciutto e nevicate poco abbondanti.
Mappe di anomalia di geopotenziale medio mensile relative a gennaio e febbraio 2025 prodotte dal Centro Meteorologico Europeo (ECMWF).
Per aggiornamenti più puntuali per la Liguria consultare il bollettino AgroMeteoLiguria del CAAR (Centro di Agrometeorologia Applicata Regionale) all’indirizzowww.agriligurianet.it/it/impresa/assistenza-tecnica-e-centri-serivizio/agrometeo-caar/bollettino-agrometeo-caar.htm, oppure il nostro sito all’indirizzo https://www.flornewsliguria.it/category/agrometeo/.
PROBLEMATICHE DI PARTICOLARE RILIEVO
Le principali coltivazioni da fiore e da fronda recisa (ranuncolo, anemone, papavero, ginestra, ruscus, asparago, viburno, pittosporino variegato, …) tra gennaio e febbraio raggiungeranno l’apice produttivo. Per quanto riguarda la vaseria: gli aromi (soprattutto rosmarino e lavanda) in alcuni impianti sono già pronti per la vendita, ed entro marzo gli impianti saranno in gran parte svuotati; le margherite e molte delle altre specie da vaso fiorito (pelargoni, dipladenie, lantane, mesembriantemi ed altre succulente, solanum, …) invece resteranno in allevamento anche oltre marzo, alcune fino a giugno, in funzione delle richieste del mercato.
Le temperature miti di dicembre hanno permesso ad alcuni fitofagi (lepidotteri, tripidi e soprattutto afidi) di proseguire la loro attività parassitaria negli impianti in serra e in quelli in pien’aria meglio esposti: il clima asciutto (scarse piogge e fenomeni di rugiada limitati all’entroterra nelle zone poco esposte) ha invece sfavorito lo sviluppo di gran parte delle malattie fungine della parte aerea, tranne che del mal bianco. Alcune fisiopatie tipiche invernali (clorosi ferrica, giallumi fogliari da asfissia radicale, alterazioni cromatiche della vegetazione da stress termici, fessurazione degli steli erbacei da squilibri nutrizionali o da stress ambientali) potrebbero verificarsi in funzione dell’andamento climatico e degli apporti nutrizionali.
FIORI E FRONDE RECISI
Ranuncolo, anemone e papavero
– Afidi e tripidi: sia nelle coltivazioni in serra che in quelle in pien’aria gli afidi, e in alcuni impianti particolarmente caldi anche i tripidi, potrebbero essere ancora attivi, per cui bisogna monitorare le coltivazioni (in serra si consiglia di posizionare trappole cromotropiche) e in caso di necessità intervenire in modo tempestivo.
– Acari tarsonemidi: Polyphagotarsonemus latusè presente in alcuni impianti di ranuncolo e alcune selezioni paiono essere particolarmente suscettibili ai suoi attacchi. I sintomi sono deformazioni fogliari, soprattutto bollosità, inspessimento delle lamine e bronzatura della pagina inferiore. L’applicazione di acaricidi in genere ne consente un buon contenimento.
– Virosi: soprattutto su anemone, potrebbero osservarsi ancora alterazioni e necrosi fogliariderivanti dalle infezioni di Tomato Spotted Wilt Virus (TSWV) avviate tra l’estate e l’autunno.
– Muffa grigia: negli impianti caratterizzati da rugiade ed elevata umidità ambientale potrebbero avviarsi le infezioni da Botrytis cinerea su steli e fiori. Per prevenirle si consiglia di favorire l’arieggiamento (ove possibile), di adottare piani di concimazione equilibrati e con adeguato apporto in calcio, di applicare formulati a base di microrganismi antagonisti/sostanze igienizzanti/sostanze ad azione corroborante. In presenza della malattia impiegare antibotritici alternando formulati a diverso meccanismo d’azione per ridurre il rischio di insorgenza di resistenze. Negli impianti in cui vi sono condizioni particolarmente favorevoli alla malattia è consigliabile applicare formulati biologici o ad azione igienizzante anche in prossimità della raccolta, in modo da limitare il rischio di sviluppo di marciumi sui fiori in post raccolta.
– Mal bianco: malattia che in concomitanza di temperature miti e tessuti teneri può causare qualche danno, soprattutto negli impianti asciutti, ben esposti e in serra. Prevenire le infezioni come consigliato per la muffa grigia; in presenza dei primi sintomi della malattia intervenire con antioidici.
– Arricciamento fogliare dell’anemone: sono presenti in alcune aziende casi di distorsioni delle lamine e dei piccioli da Colletotrichum sp. Nei casi più gravi i fiori abortiscono e la pianta ingiallisce e muore.
– Marciumi basali da oomiceti (Pythium sp. e Phytophthora spp.): colpiscono con più frequenza gli impianti in fuorisuolo o comunque quelli soggetti a ristagni idrici. Per contrastare la diffusione e lo sviluppo di queste malattie si consiglia di applicare al substrato, con una certa regolarità, formulati a base di microrganismi antagonisti. In presenza di marciumi verificare che gli apporti idrici siano adeguati alle capacità di assorbimento dell’apparato radicale (una radice danneggiata ha minore funzionalità) e applicare formulati ad es. a base di propamocarb o fosetil alluminio (quest’ultimo attivo soprattutto contro Phytophthora).
– Batteriosi fogliare da Pseudomonas viridiflava: malattia che in inverno può colpire soprattutto gli impianti di ranuncolo., e quelli più soggetti alle infezioni sono quelli in pien’aria, o comunque molto umidi, in quanto la bagnatura prolungata dei tessuti favorisce la diffusione del patogeno e l’avvio delle infezioni. Le selezioni generalmente più suscettibili a questa malattia sono quelle lussureggianti e caratterizzate da foglie grandi e acquose. Per ridurre l’incidenza della malattia si consiglia di: adottare piani di concimazione equilibrati, cercando di evitare un eccessivo intenerimento dei tessuti; effettuare le operazioni colturali che possono provocare ferite alle piante nei momenti in cui la vegetazione è asciutta; utilizzare, in modo oculato, formulati a base di sali di rame, privilegiando quelli costituiti da forme di rame assimilabili dalle piante. Per prevenire le infezioni può anche essere utile l’impiego di prodotti igienizzati o corroboranti.
– Fisiopatie: soprattutto negli impianti di ranuncolo e anemone in inverno possono comparire giallumi da ristagni idrici e/o danni agli steli (fessurazione/torsione longitudinale, fenomeno noto come “stelo vuoto”, piegatura sotto il fiore noto come “pipa”) che sono favoriti, oltre che da predisposizione varietale e da stress ambientali, anche da squilibri nutrizionali (ad es. carenza di Ca e/o B; eccesso di P e/o K).
Negli impianti di papavero in inverno sono frequenti casi di clorosi ferrica: adottare piani di concimazione adeguati allo stadio vegetativo delle piante.
– Fitotossicità: quando si applicano diserbanti in prossimità degli impianti è necessario evitare anche minime derive. I prodotti sistemici, come ad es. quelli a base di glifosate, possono causare danni gravi e irreversibili anche se giungono sulla vegetazione a dosi molto basse.
Mimosa
– Necrosi dei rami: rinvenuti casi di necrosi dei rami associati alla presenza di Pestalotiopsis sp.: sono in corso accertamenti fitosanitari.
– Clorosi ferrica: in inverno possono comparire con una certa frequenza negli impianti del ponente caratteristici giallumi fogliari; il fenomeno interessa soprattutto gli impianti realizzati su terreni calcarei in cui il ferro è poco disponibile. Si tratta di un problema in genere transitorio, ma che può causare un indebolimento delle piante; la somministrazione preventiva di chelati di ferro può contribuire a ridurre i sintomi.
Ginestra
– Muffa grigia: tra gennaio e febbraio saranno ancora in produzione le piante a fioritura tardiva. In caso si preveda pioggia o comunque condizioni di elevata umidità ambientale, si consiglia di adottare strategie antibotritiche per evitare danni ai fiori.
Ruscus
– Marciumi basali: possono comparire deperimenti associati a marciumi della radice e/o rizomi causati da miceti tellurici, quali Fusarium spp., Cylindrocarpon
spp., Rhizoctonia violacea. In genere si tratta di esiti di infezioni avvenute nel periodo estivo-autunnale.
Eucalyptus spp.
–Thaumastocoris peregrinus: la cimicetta della “bronzatura dell’eucalipto”, di origine australiana, da qualche tempo è presente in Italia su eucalipti allevati in ambito urbano, ad es. Eucalyptus calmadulensis. Recentemente in Liguria sono state segnalate infestazioni anche su piante di E. nicholii
(https://www.flornewsliguria.it/minacce-delleucalipto-cimicetta-della-bronzatura/13362/).
PIANTE IN VASO
Aromatiche
– Lepidotteri: nelle prime settimane di gennaio negli impianti di rosmarino, salvia ed altri aromi potrebbero ancora comparire erosioni delle foglioline e/o della base degli steli causate da larve di lepidotteri (microlepidotteri, tignole, nottuidi) che però, con l’abbassarsi delle temperature, dovrebbero scemare.
– Cicaline: anche questi insetti potrebbero ancora colpire gli impianti, magari solo in modo blando, fintanto che le temperature non subiranno un sensibile calo.
– Ragnetto rosso: molte piante aromatiche possono andare incontro a infestazioni Tetranychus urticae, fitofago polifago che costituisce un problema per molte colture. Tra queste vi sono anche le piante aromatiche e in particolare la lavanda. Sono in atto infestazioni in impianti di maggiorana, origano, timo “Faustini”, timo “Silver Queen” e menta.
– Acari eriofidi: continuano a osservarsi deformazioni/bronzature/disseccamenti fogliari da attacchi di acari eriofidi su origano e menta, soprattutto su piante allevate in serra.
– Mal bianco: rappresenta un pericolo per molte aromatiche. Del rosmarino colpisce soprattutto la vegetazione emessa dopo la spuntatura che può risultare danneggiata anche in modo grave. Sono soggette al mal bianco anche le piante di alloro, salvia (verde o colorata), origano, menta e timo, soprattutto se allevate in serra. Il mal bianco, se non viene adeguatamente prevenuto/contenuto, può costituire un problema fino ad inverno inoltrato.
– Maculature fogliari: in numerose aziende sulle piante di rosmarino stanno comparendo maculature fogliari da Alternaria sp.
– Seccumi dei rami da Phoma sp.: i sintomi di questa malattia in genere compaiono negli impianti di rosmarino, lavanda e, in modo meno frequente, timo dopo eventi piovosi intensi seguiti da temperature miti.
– Fisiopatie: un sensibile abbassamento delle temperature, soprattutto se accompagnato dal vento, può favorire la comparsa di arrossamenti fogliari, che su rosmarino e timo possono assumere toni particolarmente vistosi. Si tratta di un fenomeno in genere transitorio, che si manifesta in modo più grave quando vi è scarsa disponibilità di potassio. Su piante di lavanda, soprattutto Lavandula stoechas, allevate su terreni poveri e/o soggetti a ristagni col freddo potrebbero comparire sintomi di clorosi ferrica.
Margherita
– Tripidi: in alcuni allevamenti in serra potrebbero ancora comparire arricciamenti fogliari causati dalle punture di suzione dei tripidi. Tra questi il più diffuso è Frankliniella occidentalis, che è anche vettore del virus della bronzatura del pomodoro (TSWV). Questo virus, temibile per molte colture, su margherita può causare danni su foglie e fiori. Si consiglia di monitorare le piante infestate dai tripidi sulle quali nell’arco di poche settimane, soprattutto verso fine inverno quando le temperature tendono a rialzarsi, potrebbero iniziare a comparire caratteristiche maculature giallo-necrotiche di origine virale.
– Microlepidotteri e lepidotteri: verso la fine dell’inverno, soprattutto in serra, è possibile la ripresa dell’attività trofica di fitofagi quali Bucculatrix chrysanthemella e tortricidi. Prevenire le infestazioni posizionando trappole e applicando in modo regolare formulati a base di Bacillus thuringiensis; in presenza di erosioni di una certa importanza utilizzare insetticidi mirati.
– Afidi radicali: le piante di margherita, soprattutto se allevate in vaso in serra, possono facilmente ospitare colonie di Pemphygus bursarius che possono causare riduzioni dello sviluppo e giallumi fogliari anche gravi.
– Ragnetto rosso: in febbraio, con l’innalzarsi delle temperature, nelle zone più asciutte degli impianti, e soprattutto in serra, potrebbero avviarsi infestazioni di Tetranychus urticae.
– Mal bianco: malattia già presente su piante allevate in serra: se trascurata potrebbe causare danni anche durante tutto l’inverno.
– Peronospora: piogge frequenti, rugiade, elevati tassi di umidità ambientale e persistere di temperature miti sono condizioni favorevoli all’avvio delle infezioni peronosporiche, e il rischio è maggiore negli allevamenti in pien’aria. Monitorare gli impianti a partire dalle zone meno arieggiate e intervenire prontamente alla comparsa dei primi sintomi di malattia, che su margherita in genere sono costituiti dall’ingiallimento dei germogli le cui foglie tendono ad arricciarsi e inspessirsi in modo caratteristico.
– Giallumi fogliari: sono uno dei principali problemi della margherita: alla loro comparsa è importante verificarne l’origine. Possono essere causati da stress ambientali/colturali (squilibri nutrizionali, asfissia, …) e in tal caso il fenomeno se non è troppo grave può anche essere transitorio, oppure da agenti patogeni (ad es. virus o agenti di tracheomicosi o malattie radicali) e in tal caso le piante sintomatiche andrebbero eliminate dall’impianto e dovrebbero essere effettuati interventi sanitari sulle piante asintomatiche per ridurre il rischio di infezioni.
– Danni da freddo: nel caso si verificasse un repentino e significativo abbassamento termico le foglie delle piante più esposte potrebbero venire danneggiate: in caso si prevedano ondate di freddo sarebbe utile trattare la vegetazione con specifici prodotti ad azione antitraspirante.
Varie da vaso
– Afidi: è facile che possano ancora essere attivi negli impianti in pien’aria caldi e soleggiati, e in serra. Ne sono soggette ad es. le piante di dipladenia.
– Ragnetto rosso: Tetranychus urticae negli impianti in serra potrebbe restare attivo fino a inverno inoltrato.
– Muffa grigia: in inverno costituisce un grave pericolo per quasi tutte le coltivazioni, in particolare quelle in ambiente protetto. Vedere Anemone.
– Mal bianco: malattia che in inverno colpisce preferibilmente in serra. Particolarmente sensibili sono le piante di Euryops sp. e varie asteracee.
– Ruggine bianca da Albugo sp.: in inverno compare con frequenza soprattutto su piante di mesembriantemo, cappero, iberis.
– Peronospora: in inverno ne sono facilmente soggette piante di mesembriantemo, rosa, statice, elicriso ed altre asteracee.
– Necrosi dei rami da Phoma sp.: questo patogeno, in genere ubiquitario, da una quindicina d’anni sta causando danni, costituiti da necrosi e seccumi di rami e rametti, su diverse specie, in particolare quando sono allevate in vaso, tra cui rosmarino, lavanda, timo e ora anche poligala (accertamenti fitosanitari in corso).
– Marciumi basali da Phytophthora spp.: malattia che in condizioni di temperature miti ed elevata umidità ambientale può colpire diverse specie, tra cui molte allevate in vaso, quali ad es. dipladenia, begonia, piante grasse e succulente e molte altre.
Urbano e Spontaneo
NOTA – PAYSANDISIA ARCHON, LEPIDOTTERO DELLE PALME
Paysandisia archon (Burmeister, 1880) è un lepidottero della famiglia Castniidae di origine sudamericana che costituisce una grave minaccia sia per le palme ornamentali e storiche sia per quelle destinate alla produzione.
Nell’areale d’origine vive a spese di palme spontanee, e nelle zone europee in cui è presente attacca molte specie di palme, quali ad esempio quelle appartenenti ai generi Trachycarpus, Chamaerops e Phoenix, utilizzate come piante ornamentali o per la produzione di fogliame.
In Italia i primi casi sono stati segnalati nel 2002 in Campania e Marche, e da allora P. archon si è diffusa praticamente in tutte le regioni in cui le palme costituiscono una risorsa ornamentale e produttiva, tra cui la Liguria.
Gli adulti di P. archon sono farfalle vistose e colorate di grosse dimensioni (9-11 cm di apertura alare); le femmine di depongono le uova alla base delle foglie o sull’apice del germoglio della pianta ospite; le larve hanno un ciclo molto lungo (mediamente un anno) e possono raggiungere dimensioni notevoli, fino a 8 cm di lunghezza. Le grosse larve si nutrono erodendo i tessuti fogliari e dello stipite all’interno del quale possono scavare importanti gallerie: la gravità del danno varia in funzione della pianta colpita, ma quando la chioma è significativamente compromessa è molto difficile intervenire per evitare la morte della pianta.
I sintomi caratteristici che possono far sospettare un’infestazione sono:
– stato di sofferenza generalizzato e crescita stentata;
– presenza di rosura marrone scuro alla base delle foglie o sullo stipite;
– foglie secche, gialle o deformate, specialmente nella parte centrale della chioma;
– caratteristica perforazione circolare dei lembi causata dalle larve quando le foglie sono ancora nelle prime fasi di sviluppo;
– morte improvvisa di piante giovani o intensamente infestate;
– presenza di bozzoli vuoti sulla pianta o alla base di essa.
Nelle zone in cui il fitofago è presente, lo si può facilmente notare mentre vola, in genere nelle ore centrali delle giornate estive, attorno alle piante ospiti e, date le dimensioni degli esemplari, a volte è anche possibile percepire il suono che produce.
Questa farfalla si sta diffondendo in modo preoccupante in tutta la Liguria e il danno causato dalle larve è sempre più grave sia per le piante presenti nell’ambiente sia per quelle allevate nei vivai.
Per contenere la diffusione di P. archon bisogna agire tempestivamente:
- negli impianti commerciali, si possono effettuare trattamenti preventivi di tipo biologico, ad es. applicando regolarmente sostanze repellenti e/o nematodi entomopatogeni, sia di tipo chimico in caso si sospetti un’infestazione.a basse temperature richiedono un tempo di carenza più lungo rispetto a quello indicato in etichetta prima di raggiungere i limiti residuali previsti dalla legge.
- ispezionare spesso le piante, soprattutto da aprile a giugno, e osservare con attenzione le foglie per rilevare l’eventuale presenza delle caratteristiche erosioni prodotte dalle larve;
- una volta individuata una palma infestata e già compromessa è preferibile eliminarla e distruggerla: di fatto è difficile colpire le larve in quanto queste vivono all’interno dei tessuti e quindi sono difficilmente raggiungibili;
STIMA DEL RISCHIO DELLA COMPARSA DI AVVERSITA’ NEL BREVE PERIODO
Valutazione effettuata sulla base dei dati raccolti sul territorio negli ultimi 15 anni, sull’andamento meteo e sull’esperienza dei tecnici che collaborano alla rubrica e che conducono costante attività di monitoraggio.
AVVERSITA’ | RISCHIO LIEVE | RISCHIO MODERATO | RISCHIO ALTO |
Parassiti animali | – Parassiti animali in generale (insetti, acari e nematodi) | – Afidi – Lepidotteri (serra) – Tripidi (serra) – Acari (serra) | |
Malattie fungine | – Malattie fogliari in generale – Marciumi basali | – Mal bianco (serra) – Peronospora – Danni ai rami da Phoma spp. – Marciumi basali da oomiceti (fuori suolo) | – Muffa grigia |
Virosi | – Da TSWV, INSV, CMV, Potyvirus (ranuncolo) | ||
Batteriosi | – Malattie batteriche in generale | – Batteriosi fogliari da Pseudomonas spp. | |
Altro | – Fisiopatie da stress ambientali/nutrizionali |
Per informazioni:
- Laboratorio di Patologia Vegetale dell’Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo (IM): martini@regflor.it
- Servizio Tecnico della Cooperativa L’Ortofrutticola di Albenga (SV): asstec@ortofrutticola.eu
- Consorzio Agrario delle province del NORD-OVEST: mario.mattone@capnordovest.it
- Servizio Tecnico della Cooperativa Florcoop Sanremo (IM): florcoop@florcoop.it