La stagione 2022-2023 per le piante di Albenga lascia un po’ di amaro in bocca ai produttori.
Mentre per il fiore reciso l’andamento è stato positivo, così come per le piante aromatiche dove il trend di vendita si è standardizzato negli ultimi anni, per il comparto delle piante fiorite la primavera 2023 è stata particolarmente complicata.
La stagione, calda e siccitosa, ha anticipato sensibilmente la fioritura delle margherite, già pronte a metà febbraio, di contro nel Nord Europa il freddo tardivo ha bloccato il rinnovo dei giardini, provocando un mancato ritiro della merce ordinata.
Anche il mercato italiano ha subito problematiche relative al clima: se in Liguria la siccità e le alte temperature sono state la norma di questa stagione, le alluvioni ed il maltempo che hanno colpito diverse regioni italiane hanno rallentato ovviamente le vendite del comparto.
Non solo il clima ma anche l’aumento dei costi di trasporto ha creato gravi disagi.
“L’incidenza dell’aumento sui costi del trasporto è stato un fattore critico importante.” Ci spiega Luca Lanzalaco, responsabile prezzi della Coop l’Ortofrutticola di Albenga “Il quale ha inciso in maniera pesante sulla commercializzazione soprattutto delle piante coltivate in vasi dal medio-grande diametro, 14 e 18. In questo caso ne hanno sofferto soprattutto le margherite, dove anche le coltivazioni ad alberello sono in costante calo di richiesta.”. Si era stimato, in questo senso, già un calo della richiesta di circa il 20-30%, ma si è arrivati addirittura a toccare il 50% in meno su margherite e lavande, soprattutto per la stoechas. Il comparto ha provato a rispondere cercando di ottimizzare i costi di trasporto, proponendo vasi più piccoli, al fine di aumentare il numero di piante a carrello.
“C’è stato un fisiologico aumento del prezzo dei prodotti.” continua Lanzalaco “Ma questo non ha aumentato il guadagno del produttore, gli ha solo permesso di rientrare dei maggiori costi sostenuti”.
In alcuni casi sono stati applicati degli sconti per vendere le rimanenze senza riuscire, comunque, a coprire le perdite.
Riguardo alla problematica riscontrata sulle coltivazioni di margherita e lavanda, Lanzalaco commenta “La situazione delle margherite denota un prodotto ormai “stanco”, non più in linea con le richieste del mercato, soprattutto estero, dove vengono richieste piante più rustiche, che hanno bisogno di poca acqua sia per un discorso di ecosostenibilità ambientale, sia per cercare di contenere i costi. Per quel che riguarda le lavande, si stabilizza un trend che va avanti già da qualche anno, subito dopo la pandemia. Quest’anno la qualità delle piante era buona, eppure le rimanenze sono state importanti”.
Preoccupa anche il perdurare della siccità che provoca, nelle aziende più vicine al mare, una risalita del cuneo salino con conseguenti ripercussioni sulle coltivazioni.
“Tengono le aromatiche, a maggio buon mercato” afferma Sonia Alberto di Floricolalberto “A parte per la lavanda stoechas ed il timo faustinii. Quest’ultimo sta riscontrando un costante un calo nelle richieste, cosa già notata negli scorsi anni”.
“In aggiunta ai già aumenti dei costi energetici, si è aggiunto per i produttori non solo il mancato guadagno per le margherite e lavande invendute ma anche un maggiore costo di smaltimento.” Commenta Lionella Pastor, titolare dell’omonima azienda “Inoltre lo slittamento della tassa sui vasi a dicembre, non risolve il problema, lo ritarda soltanto. I vasi non dovrebbero essere considerati rifiuti in plastica inquinanti, in quanto la pianta vive e continua a sua vita al suo interno, non sono da considerarsi rifiuti tassati”.
Secondo la Pastor le politiche europee di transizione ecologica non stanno aiutando le aziende perchè lontane dalle reali esigenze dei produttori “Servono aiuti concreti, altrimenti sempre più aziende, invece di convertirsi a poli-colture abbandonando la mono-coltivazione di margherite, ad esempio, finiranno per chiudere, sconfortate dal panorama fosco che si vede all’orizzonte.”
“La responsabilità principale del calo di vendite sta negli alti tassi di inflazione che stanno colpendo il nostro Paese e soprattutto il Nord Europa.” Precisa il Presidente del Distretto Florovivaistico della Liguria Luca De Michelis “Il nostro è un bene voluttuario, suscettibile al costo della vita, per cui in questo momento i consumatori hanno scelto di indirizzare altrove i loro acquisti, privilegiando sicuramente quelli del comparto alimentare e le spese per l’energia”.
“Abbiamo vissuto due stagioni post-Covid molto positive, abbiamo investito ed aumentato il numero di vasi prodotti per far fronte a questo momento di grande richiesta. Ora non è più così e siamo tornati a valori pre-Covid.” continua De Michelis “Se durante la Pandemia il consumatore investiva tempo e denaro nella cura del giardino, degli orti sui balconi e del verde casalingo, a scapito, ad esempio, dei viaggi e delle vacanze, ora, che gli spostamenti sono resi più semplici, la tendenza si è invertita. Le famiglie hanno meno denaro a disposizione per la cura del verde e questo si ripercuote in tutti i settori del comparto. La produzione è calata anche per i nostri competitor diretti, vedi FloraHolland, non possiamo pensare che la nostra produzione sia indenne da questa realtà”.
Il problema è quindi più legato alla domanda complessiva di piante e fiori, legata maggiormente alla situazione economica e di mercato generale.