«Le nuove restrizioni sulla canapa colpiscono gli agricoltori e non migliorano nulla in sicurezza della popolazione» afferma il presidente del Distretto Florovivaistico della Liguria Luca De Michelis.

Le nuove norme previste dal Governo renderanno impossibile coltivare la Cannabis a basso contenuto di THC, che era negli ultimi anni diventata una coltura importante per alcune decine di aziende florovivaistiche liguri. Una coltivazione che ha trovato importanti sbocchi non solo ad uso ricreativo, ma anche tessile, decorativo, nutraceutico e cosmetico, con importanti sbocchi commerciali anche all’estero.

Anche la decisione improvvisa mette in difficoltà seria diverse aziende, che si sono dovute strutturare con investimenti ad hoc, difficilmente convertibili, e pensati per essere ammortizzati in diversi anni, come è consuetudine in campo agricolo.

«Si tratta di un serio danno economico a carico di aziende regolari che danno lavoro e creano indotto importante – conclude il presidente De Michelis – una decisione sicuramente poco ponderata e che creerà problemi seri.»

Confagricoltura Liguria sottolinea che la legge 242 del 2016 ha promosso in Italia la coltivazione e la filiera della canapa, quale “coltura in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, del consumo dei suoli e della desertificazione”. Da sette anni è legale produrre in una filiera controllata, da sementi certificate, con contenuto inferiore allo 0,2 per cento di Thc, il principio attivo che ha effetti psicotropi. Su queste basi, negli ultimi anni imprenditori, anche giovani, si sono dedicati a questa nuova coltivazione. Un settore serio, altamente professionale che conta oltre 800 aziende in tutta Italia, cui si ‘affiancano’ oltre 1.500 realtà della trasformazione con una base di manodopera stimata in circa 10.000 addetti. Solo in Liguria parliamo di oltre un milione di euro di produzione lorda.

L’emendamento al Ddl Sicurezza, approvato nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, che prevede la stretta sulla cannabis light equiparata a quella non light, mette a rischio la sopravvivenza di un intero comparto impegnato in una coltivazione dove sono stati fatti investimenti significativi.

Di fatto l’infiorescenza della canapa rappresenta una parte fondamentale del valore aggiunto della pianta, e vietarne la raccolta e l’essicazione rischia di far crollare un intero settore dove sono impegnati tanti giovani agricoltori. Coldiretti aveva espresso più volte la necessità di tutele per gli agricoltori che producono canapa in piena legalità, come pure riconosciuto dalla normativa europea, anche per rispondere a mercati come quelli della nutriceutica, della cosmetica, dell’industria o dell’arredo. 

Anche Coldiretti afferma che «questo emendamento toglie la possibilità di raccogliere, utilizzare ed essiccare l’infiorescenza, blocca anche le esportazioni verso i mercati esteri che rappresentano una grossa fetta del nostro mercato tagliando le aziende italiane completamente fuori dalla competizione a livello europeo. Ora si mette a rischio un settore produttivo che conta  migliaia di persone impiegate e circa 4mila ettari coltivati.» Coldiretti ricorda, infine, che fino agli anni ‘40 la canapa era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore al mondo dietro soltanto all’Unione Sovietica, poi il declino per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche.

Secondo Cia-Agricoltori Italiani, in questo modo se ne va letteralmente in fumo la filiera dei produttori di canapa legale, che conta migliaia di posti di lavoro e circa 500 milioni di euro di fatturato annuo. Un provvedimento che arriva, peraltro, in un periodo in cui la produzione è in pieno campo, con il rischio per gli agricoltori di non poter vendere il frutto del proprio lavoro. Molti acquirenti, in un contesto di scarsa chiarezza dal punto di vista giuridico, stanno disdicendo gli ordini con gravi danni per i produttori. 

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