Secondo Coldiretti i continui rincari energetici stanno mettendo in difficoltà le imprese agricole italiane, con gli aumenti delle bollette che si riversano a valanga su tutta la filiera produttiva e mettono in crisi i bilanci. Nei campi e nelle stalle la situazione è ormai insostenibile, con 1 azienda agricola su 10 (11%) obbligata a cessare l’attività e circa 1/3 del totale nazionale (30%) che si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione; in Liguria a soffrire maggiormente sono le imprese floricole, che non solo stanno subendo i rincari, ma che registrano anche consistenti perdite nelle vendite a causa dell’esclusione del mercato russo.
Già in occasione della festa della Donna, l’8 marzo, erano state registrate gravi difficoltà per la vendita della mimosa: in Liguria si concentra il 90% della produzione italiana del tipico rametto giallo e i fiori raccolti quest’anno sono stati venduti in cartoni da 3Kg, a un prezzo che oscilla tra i 26€ e i 31€. Tuttavia, ci sono state parecchie difficoltà nelle esportazioni a causa dei blocchi imposti dal conflitto russo-ucraino e molti produttori sono rimasti con cartoni invenduti mentre altri, pur essendo riusciti a consegnare la merce, hanno avuto problemi nella ricezione dei pagamenti per le difficoltà nelle transazioni. Oggi, a più di un mese dall’inizio del conflitto, la perdita del mercato russo continua a colpire duramente il settore floricolo ligure, soprattutto nell’imperiese dove si concentra la maggior parte della produzione e dove i floricoltori denunciano un contraccolpo sul volume delle vendite che si aggira intorno a un -30%.
“La flessione delle vendite, per ciò che riguarda il settore floricolo, sta impattando anche sul prezzo di vendita con una riduzione delle quotazioni di circa il 20%. –spiegano Gianluca Boeri Presidente Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa Delegato Confederale– In compenso continuiamo a registrare aumenti sul fronte dei costi di produzione: i nostri floricoltori registrano aumenti da un minimo del +50% per spese di logistica e materie prime fino a un massimo del +150% per fertilizzanti, fitofarmaci, imballaggi, gasolio ed energia. A questo bisogna anche aggiungere che iniziano a registrarsi le prime difficoltà nel reperimento di imballaggi per il confezionamento di alcuni prodotti. Questo conflitto è stato un ulteriore mazzata a seguito della pandemia ed è necessario intervenire prima possibile per salvaguardare la floricoltura made in Liguria e per tutelare quello che è un settore da primato della produzione italiana”.