L’annata 2023 non sarà ricordata come la più generosa per quantità di mimosa prodotta, caso mai per i prezzi – sui valori storici alti e quindi con punte di 15-16 euro al chilo – che hanno permesso di compensare il calo di offerta dei produttori dovuto alla siccità.
E poi per la riduzione della quantità di prodotto inserito nei cartoni di vendita all’ingrosso di mimosa che vengono spediti dalle cooperative e aziende della Riviera in tutta Italia: da 3 chili a 2,4. “Il calo è stato nell’ordine dei due terzi del raccolto – spiega l’imprenditore floricolo Danilo Parodi di Ventimiglia (Latte) – che è sicuramente dovuto alla siccità. Ma i prezzi sono stati ampiamente sopra la media e la stagione è andata bene per quello. Stessi prezzi per la ginestra, che però ha sofferto di un calo di prodotto superiore, anche del 50%, quindi i prezzi alti non hanno compensato la perdita di prodotto“.
La Riviera dei fiori, in particolare la zona compresa fra il confine di Stato e tutto l’intemelio, con qualche area di produzione anche fra Sanremo e nei dintorni di Taggia, garantisce circa il 90% della produzione nazionale di mimosa che viene venduta per la stragrande maggioranza per l’8 marzo, festa della donna in Italia e in alcuni paesi del mondo ex sovietico.
“La mimosa è una pianta che “fa storia a sé” – dice il commerciante Dino Rossi, cooperativa Tre Ponti di Sanremo – non si programma con facilità. Agisce secondo i suoi ritmi e metodi. Quando arrivano annate come queste, caratterizzate da una siccità fortissima, soffrono soprattutto le piante anziane. Le giovani, da 2 anni e mezzo in su, hanno reagito meglio. Sono piante che arrivano anche a 50-100 anni. E anche la loro sostituzione pone dei problemi. Una vecchia regola è quella che dice “non si mette una pianta dove ce n’era un’altra prima”. Il discorso delle tecniche è ovviamente più complesso. Resta poi il problema della manodopera. Essendo una pianta altamente stagionale, al momento della raccolta servono operai per 10 giorni, e non sempre si riescono ad assumere. Quindi tutti gli anni una parte si va a sprecare”.
Il presidente di Florcoop Sanremo Gianfranco Croese fa il punto insieme all’ex presidente Mario Cimino “Come quantitativo quest’anno abbiamo fatto più dell’anno scorso – dicono – per ragioni commerciali che hanno portato a un aumento dei conferitori. Abbiamo superato i 30 mila cartoni di prodotto e abbiamo confezionato professionalmente più di 10 mila cartoni pronti per la Gdo (grande distribuzione organizzata) in base a mazzetti di tutte le grammature possibili. I cartoni (dimensioni di 15x33x70 cm, ndr) sono stati ridotti da tutte le cooperative della zona da 3 a 2,4 chili – spiegano – in questo modo la mimosa si conserva meglio, per 2-3 settimane e oltre, e non si formano le palline marroni per via dello schiacciamento. Le confezioni hanno così mantenuto il prezzo, a fronte del calo di quantità, comunicato con una lettera in anticipo ai clienti: fino a 15-16 euro al chilo prima dell’8 marzo”.
Nel dettaglio, secondo il Mercato dei fiori di Sanremo che ogni mese fornisce il pezzo medio di vendita di fiori e fronde, la mimosa Gaulois è stata venduta a marzo (asta e deposito) a prezzi minimi al chilo di 3 euro, medi di 12,45 e massimi di 15. Il cartone si è collocato nella forbice 20,00 – 25,58 – 38,00. Le punte fra 5,00 – 8,74 – 10,00. Sul plateatico il prezzo medio è stato di 14,28 (prima), 10,00 (seconda) e 7,50 (punte).
Quotazioni che per i valori medi e massimi al chilo (asta e deposito) sono praticamente raddoppiati rispetto allo scorso anno, almeno per la mimosa di varietà Gaulois: nel 2022 si era fermata a 3,00 – 6,71 – 8,00 al chilo. Nel 2021 4,00 – 7,24 – 10,00. Nel marzo 2020 è repertoriata solo la mimosa Glauca (5,00 – 5,00 – 5,00). Nel 2019 invece la Gaulois si era attestata a 5,00 – 6,80 – 7,00 e la Tournaire a 5,00 – 5,00 – 5,00.