Dopo un anno sicuramente difficile il settore florovivaistico sembra essere ripartito. Lo dimostrano i dati di questi primi mesi del 2021.
La Festa della Mamma, ultima grande occasione per il settore che chiude la produzione invernale, ha visto vendite importanti sulla piazza di Sanremo, come confermato dal Mercato dei Fiori. I prezzi sono stati in linea con l’andamento pre-crisi con grande entusiasmo di produttori e commercianti.
Non da meno i dati di febbraio, marzo e aprile. Stando al rapporto di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo) si è tornati a valori ottimali, pre-crisi da pandemia Covid-19. Il Mercato dei Fiori di Sanremo nei primi 4 mesi dell’anno ha registrato cifre record con un volume d’affari pari a 7milioni 822mila euro.
Una situazione che fa guardare al futuro con entusiasmo. Ne abbiamo parlato con Alberto Biancheri, sindaco di Sanremo e noto imprenditore agricolo.
Questa ripresa cosa significa per Sanremo, nota come la Città dei Fiori, sia da un punto di vista economico sia di immagine?
Prima di essere sindaco sono anche imprenditore agricolo e vivo tutti i giorni il termometro del nostro mercato e del nostro territorio. Il 2020 è stato un anno molto complesso e difficile. Ci siamo trovati in pochissime ore mercati chiusi in tutto il mondo e abbiamo visto milioni e milioni di steli buttati. Sono stati 20 giorni da incubo.
Oltre il danno anche la beffa perché, vedendo il momento drammatico, i coltivatori hanno ‘freezato’ tutto pensando che la stagione fosse ormai finita. È invece ripartita il 10 di aprile scorso, ma ormai in molti erano fermi.
Quest’anno stiamo invece assistendo a un mezzo miracolo. Da quando ho iniziato io negli anni ’80, non ricordo una stagione così. Sui mercati c’è grande richiesta di tutte le tipologie di fiori, e siamo stati anche aiutati dal nostro microclima: per la prima volta abbiamo avuto una primavera fresca che si è inoltrata fino a maggio consentendo di mantenere i prezzi alti e di vendere un prodotto di buona qualità.
Qual è oggi il quadro della floricoltura a Sanremo e nel Ponente ligure?
La floricoltura anche da noi sta cambiando. Stanno entrando nuove tipologie come le peonie, nuove ricerche sulle ortensie ad esempio. C’è tutto il discorso legato alla canapa che interessa diverse aziende. I ranuncoli e gli anemoni, prodotti che tratto io, rimangono stabili ma sta crescendo il ranuncolo da clone. I prodotti più pregiati crescono oggi sul nostro territorio perché, essendo la nostra una realtà di aziende medio-piccole, consentono di avere un maggiore introito. Diversamente quindi dal passato, si cercano varietà più pregiate che permettono di avere entrate importanti anche ad aziende piccole.
Qual è quindi il futuro della floricoltura sul nostro territorio?
Lo dico non perché devo, ma perché ci credo: la floricoltura e l’agricoltura hanno un futuro. Ovviamente per noi la commercializzazione rimane il punto debole. Bisogna avere i volumi, la commercializzazione e tutti quei contatti che le aziende del posto difficilmente riescono a ottenere. Dobbiamo quindi sostenere le nostre aziende, non solo sotto l’aspetto tecnico e agricolo, ma anche commerciale fornendo contatti fuori dall’Italia per far arrivare i nostri prodotti.
Diversamente dalle grandi multinazionali, le nostre piccole aziende hanno difficoltà nella promozione, nell’organizzazione e nei contatti. Serve sempre di più una grande coesione.
Le istituzioni e le associazioni come possono aiutare il settore a crescere?
Un Comune difficilmente può aiutare ad affrontare un problema così vasto. Certo il comune di Sanremo ha una responsabilità maggiore rispetto agli altri comuni della provincia di Imperia: per il nostro nome, la presenza del Mercato dei Fiori e la nostra storia. Tuttavia credo sia necessaria una maggiore coesione e sinergia su tutti i livelli. Se vogliamo puntare su questo settore dobbiamo partire dal Piano Urbanistico, dall’aspetto commerciale, dalla promozione e molti altri fattori decisivi. Insieme alla Regione è necessario studiare una strategia condivisa.
A livello comunicativo essere conosciuta come la Città dei Fiori cosa ha dato a Sanremo?
Tantissimo. A partire dalle prime immagini e grafiche pubblicitarie della signora che raccoglieva i garofani sulle colline sanremesi. Oggi ovviamente la floricoltura è cambiata, ma nell’immaginario della gente ci sono ancora i garofani.
Quando parliamo di promozione delle nostre tipicità mi arrabbio se vedo degli anthurium o dei tulipani, perché non rappresentano il territorio.
Oggi i garofani vengono coltivati in Cina, in Sud America e in altre zone del mondo, tuttavia anche grazie a loro si può ancora fare promozione: rimangono un simbolo della nostra città seppur non più coltivati nel Ponente ligure.
A questo riguardo il Festival di Sanremo ha un grande ruolo, anche se purtroppo non ci sono più i fiori sul palco. Tramite però il gesto di consegnare il bouquet agli ospiti e agli artisti si continua a promuovere la nostra floricoltura, si invita a regalare fiori. Dietro quel semplice gesto c’è una storia legata ai pionieri della floricoltura che hanno fatto conoscere nel mondo Sanremo come la Città dei Fiori.
Per non parlare del turismo paesaggistico, anche questi elementi sono fondamentali. Stiamo puntando tanto sulla pista ciclopedonale, le attività outdoor. I fiori fanno parte di questa strategia turistica più ampia: i turisti oggi scelgono la propria meta pensando al paesaggio e all’enogastronomia, due aspetti su cui siamo fortissimi.
Per chiudere l’intervista, in questo contesto i cittadini e le attività sanremesi come possono aiutare?
Fortunatamente è una pratica che vedo sempre meno, quella dei fiori finti negli esercizi commerciali. Ma è ovviamente qualcosa da evitare, è come tirarsi il martello sui piedi.
Non abbiamo forse più la cultura, come invece è rimasta nel nord Europa, che andando in qualsiasi albergo troviamo una grande composizione di fiori freschi. Ricordo in passato che nei bar del centro si trovavano belle composizioni e c’era la tradizione di andare a prendere il caffè anche per vedere le composizioni.
Il Comune può fare la promozione attraverso il Festival, i Carri Fioriti, e altre iniziative simili, ma poi dobbiamo tutti insieme darci da fare, abbellire le vetrine e i locali con fiori freschi, colorare la città. Ultimamente vedo una maggiore attenzione al riguardo, ma tanto ancora può essere fatto. Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre eccellenze.