Si è concluso il 28 maggio 2022 il RHS Chelsea Flower Show a Londra, la più grande manifestazione floreale del Regno Unito. Considerata una delle più importanti al mondo, ha il grande pregio di mostrare le innumerevoli possibilità nel design del giardino. Organizzata dalla Royal Horticultural Society (RHS), un’istituzione di orticultura fondata nel 1804, si tiene annualmente nei giardini del Royal Hospital nel quartiere londinese di Chelsea fin dal 1912.
Nonostante il periodo pandemico ed il cattivo tempo, la manifestazione ha presentato ben 6 categorie:
- main show gardens, giardini imponenti con budget oltre le 200.000 sterline;
- sanctuary gardens, piccoli giardini che mostrano gli effetti benefici del giardinaggio;
- all about plants, è la prima categoria ad essere ospitata nel Great Pavilion (grande padiglione), e riunisce i lavori di quattro designer di RHS Chelsea;
- balcony gardens, che mirano ad ispirare abitanti delle città a rendere più verde i loro spazi esterni o grattacieli;
- container gardens, che mirano ad ispirare chiunque a creare un giardino, qualunque sia la dimensione del loro spazio esterno;
- houseplant studios, una categoria nuova, in cui ogni studio è ospitato in una struttura da giardino in legno.
Nel cuore dell’area espositiva troviamo il Great Pavilion (grande padiglione), dove era presente una grande varietà di piante, fiori e installazioni. Nonostante il meraviglioso spettacolo visivo e le innumerevoli varietà floreali, occorre notare che, a causa della pandemia e della Brexit, erano pochissimi gli espositori internazionali presenti. Uniche eccezioni le Isole Barbados e l’Olanda. Questo non ha impedito a vivaisti e floricoltori inglesi di esporre le migliori varietà e ibridazioni di iris e orchidee, bonsai, peonie, tulipani, crisantemi, narcisi; presenti anche due stand di piante grasse e uno di piante carnivore.
Tra i temi centrali di quest’anno si nota una maggiore sensibilità per i cambiamenti climatici, un tema molto caro alle nuove generazioni e che continuerà a influenzare le tendenze del mercato florovivaistico e non. Questa nuova tendenza cambia il modo di concepire e strutturare il giardino: biodiversità e sostenibilità vengono implementate utilizzando piante autoctone/indigene, salvaguardando le api, e altri insetti impollinatori, e privilegiando l’utilizzo di materiali eco-sostenibili, riutilizzabili/riciclabili.
Un trend che sempre di più sta caratterizzando anche la produzione ligure, basti per esempio pensare ai progetti SmartAroma e Aromi di Liguria, presentati lo scorso 3 dicembre ad Albenga. Nello specifico il progetto SmartAroma (Strategie di Agricoltura Intelligente e di Precisione nella Filiera delle Aromatiche in Vaso) si pone come obiettivi:
– rendere competitive le produzioni di piante aromatiche in vaso attraverso l’adozione di processi dell’agricoltura di precisione;
– programmare e controllare la distribuzione di fitofarmaci, nutrienti, energia, acqua;
– sviluppare un sistema di tracciabilità dei lotti di produzione, funzionale alla tracciabilità delle operazioni aziendali e all’applicazione della normativa relativa al c.d. “Passaporto delle Piante” (Reg UE 2016/2031, art. 69);
– progettare una start-up per l’erogazione alle imprese di servizi di agricoltura di precisione.
Una serie di step volti alla sostenibilità ambientale ed economica, alla sicurezza del consumatore, alla tracciabilità di filiera, nonché alla competitività nei confronti di prodotti e aree di produzione concorrenti.
A vincere il premio come miglior prodotto sostenibile è stato il terriccio senza torba (peat-free compost): la torba è infatti una delle risorse che ha capacità di immagazzinare più gas serra di tutti gli altri tipi di vegetazione del mondo messi insieme. Il giardinaggio e la floricoltura, come altri settori, possono e devono diminuire il loro impatto ecologico.
La pensa così anche la direttrice generale di RHS, Sue Biggs, la quale ha recentemente dichiarato che, dal prossimo anno, la sostenibilità verrà inserita come criterio di valutazione da parte della giuria del RHS Chelsea Flower Show. Per questa edizione, su 39 giardini, 25 avranno una nuova vita venendo ripiantati altrove al termine della manifestazione.
Gli altri due temi centrali della kermesse sono strettamente legati al periodo pandemico appena vissuto. Da una parte, l’attenzione alla salute mentale e, come dimostrato da varie ricerche, il ruolo positivo della natura nel migliorare il nostro benessere psico-fisico. Dall’altra, la grande attenzione alle piante da interno, che è stata molto importante nel periodo del lockdown. Si tratta di una tendenza in forte crescita e a cui è stata dedicata un’ampia sezione dagli espositori. Proprio le piante da interno diventano parte integrante dell’arredamento, non solo nelle abitazioni, ma in tantissime attività commerciali, come saloni di bellezza, parrucchieri, negozi di abbigliamento, bar e ristoranti.
Per la categoria main show gardens, intervistando la direttrice della rivista italiana Gardenia, Emanuela Rosa-Clot, viene confermata l’attenzione ai materiali sostenibili nei progetti architettonici: come in quello di Sarah Eberle, tra i suoi preferiti, insieme a quello della giovanissima Bea Tann, la più giovane paesaggista presente, di 22 anni, “The enchanted garden”, nella categoria container gardens ed ispirato al clima piovoso di Manchester.
Quali spunti per l’Italia?
Emanuela Rosa-Clot ci racconta della grande competenza e preparazione inglese per il giardinaggio e per come si può vivere il verde: “In tanti spazi e giardini italiani, soprattutto pubblici, non si ha questo livello di consapevolezza e non si educa il pubblico. Un prato rasato, in tante parti d’Italia, è ancora un buon modo di tenere un parco pubblico… bisogna invece far vedere e capire che esistono tanti altri modi di creare un bel giardino.”
Per Sergio Cumini, perito agrario e collaboratore di festival quali Radicepura e Chelsea Fringe Show, oltre a promuovere eventi collaterali in vari luoghi nel mondo, tra cui il Museo e Realbosco di Capodimonte a Napoli, l’edizione di quest’anno risulta molto inglese, causa Brexit, che ha limitato fortemente le importazioni di piante: ”L’import in Gran Bretagna di piante che vengono da altri luoghi si è un po’ complicato. Mi ha colpito l’assenza di piante sudafricane, si notano meno contrasti tra colori e specie nei fiori da giardino”. Ciononostante, ci tiene anche a precisare che: “Il livello del Chelsea Flower Show è sempre molto alto, la RHS vuole che sia l’evento di riferimento per il settore. Il giardino è un luogo da vivere, estremamente contemporaneo, e si adatta alle abitudini ed esigenze delle persone.”
Incontriamo poi Rossana Porta, giardiniera ed orticoltrice originaria di Monza che lavora da moltissimi anni con architetti e designer del paesaggio per il Chelsea Flower Show. Quest’anno ha curato la piantumazione nei giardini di Joe Swift, il RHS Bee Garden, promosso dalla Royal Horticultural Society, che vede l’inserimento di alveari e piante per la salvaguardia degli insetti impollinatori; ed il giardino di John Everiss, supportato dalla RAF – Royal Air Force benevolent funds – dove primeggia la grande scultura di un giovane pilota che scruta il cielo. Entrambi verranno trapiantati rispettivamente in un a scuola elementare ed in un aeroporto a favore della sostenibilità ed educazione. Rossana ci spiega, grazie ai suoi studi e all’esperienza trentennale nel campo, le possibilità che potrebbero aprirsi In Inghilterra anche per il mercato italiano: “Un paese come l’Italia potrebbe offrire varie risorse data l’incredibile varietà di microclimi presente sul nostro territorio.”
Come suggerito da Rossana, le possibilità di sviluppo per il settore floristico ligure esistono, ma è necessaria un’indagine di mercato puntando sulla specializzazione dei prodotti.