Fino agli anni ’50 la maggior parte dei fiori commercializzati nel Regno Unito erano “a km 0”, quasi tutti provenienti da aziende florovivaistiche nazionali.
La tendenza ha cominciato ad invertirsi negli anni ’80, con l’importazione via aerea di fiori recisi provienienti dai Paesi Bassi che, a loro volta, hanno iniziato sempre più ad importare e commercializzare prodotti provenienti da Equador, Colombia e Kenya.
Oggi l’86% dei prodotti florovivaistici commercializzati nel Regno Unito viene importato, un enorme cambiamento rispetto ai treni che partivano carichi di fiori dalla Cornovaglia diretti verso Londra.

L’industria florovivaistica britannica vale 1,4 miliardi di sterline ed i supermercati sono il punto vendita più usato dai consumatori: il 29% degli inglesi, infatti, ha affermato di acquistarli presso la nota catena Tesco. Attualmente nel Regno Unito non è obbligatorio indicare il Paese d’Origine sui prodotti florovivaistici e questo penalizza ancora di più il 14% di prodotto locale ancora commercializzato.

Il New Covent Garden Market di Londra, mercato all’ingrosso florovivaistico n. 1 nel Regno Unito con i suoi 152 grossisti e 650 milioni di sterline di fatturato annuo, per un decennio ha contribuito a far conoscere i floricoltori inglesi tramite la British Flowers Week, ora ha passato il testimone alla Flowers from the Farm’s che detiene una mappa di tutti i produttori locali al fine di promuovere le loro produzioni.

Ci potrà essere un’inversione di tendenza a causa delle normative entrate in vigore post-Brexit? Con un ritorno quindi ad un consumo maggior consumo di prodotti locali? Difficile dirlo ora, si attendono i dati economici e statistici dei prossimi mesi per effettuare le opportune e dovute valutazioni.

Fonti: https://wickedleeks.riverford.co.uk/opinion/where-have-all-the-flowers-gone/ ; https://www.floraldaily.com/

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