Flornews Liguria inaugura oggi con l’intervista a Giovanni Gennaro la nuova rubrica #InAzienda, dedicata a presentare le aziende agricole e florovivaistiche che operano sul territorio regionale.

Iniziamo col presentarvi l’azienda Gennaro Giovanni.

Un totale di circa 15 mila metri di terreni, la maggior parte sopra la sponda sinistra del torrente Argentina fra Taggia e Badalucco in provincia di Imperia, a due passi dal luogo dove liguri e romani regolarono i propri conti nella sanguinosa battaglia (Campo Marzio, 181 a.C.) che sancì la conquista romana di queste valli. Quella di Giovanni Gennaro, 58 anni, originario di Alassio e convertito alla floricoltura da quando ne aveva 32, è un’impresa eroica, anche se per motivi più ordinari.

Un’azienda agricola che, fuori dalla Riviera dei Fiori, potrebbe apparire insolita, scomoda, e che qui invece non solo è normalissima, ma fa parte di quell’ossatura di piccole coltivazioni fieramente ancorate al mercato come ai pendii sui quali si adagiano, che abbinano tecnologia al potenziale microclimatico.

“Coltivo verde ornamentale, ad esempio ruscus, pitosforo, eucaliptus, criptomeria japonica”, spiega Giovanni, che circa 30 anni fa ha deciso di prendersi cura di terreni di famiglia per far rinascere un’azienda. Altri, poi, li ha comprati negli anni a venire. Piante protette da “steccati sotto ombreggio e pien’aria. Si entra solo con un furgoncino Porter. La raccolta si fa a mano con le forbici, fronda dopo fronda”. Ma l’attuale richiesta di mercato ripaga le fatiche. “Per alcuni prodotti si arriva a punte di 16-17 euro al chilo, anche 18 a inizio stagione. Ma abbiamo preso anche anni di vacche magre, soprattutto tra 2008 e 2011”.

L’azienda ha terreni dislocati anche nel circondario. Oltre al titolare, un solo storico dipendente, originario dell’Albania, che lavora anche in proprio. Sulle orme di Giovanni che, a suo tempo, ha avuto un’opportunità e non si è tirato indietro. “Avevo una trentina d’anni ed ero appena sposato – racconta – avevo già fatto di tutto, anche il cameriere. A scuola avevo imparato un po’ di estimo, ma avevo soprattutto voglia di imparare. Bisogna leggere. Io ho studiato sulle dispense. Ho ascoltato anche consigli da parte di qualche anziano su metodi tradizionali, ma ho applicato anche innovazioni come impianti di irrigazione a goccia, tecnica che ora è scontata, piccoli computer per farli partire. Qualche consiglio l’ho avuto in associazione, la Cia, della quale sono stato anche nel direttivo”.
L’azienda di Giovanni può apparire una piccola realtà, ma i suoi prodotti finiscono in tutto il mondo. “Si raccoglie in campagna
spiega – si porta in magazzino dove si legano mazzi e pacchetti. Quindi si consegna ai grossisti che commerciano in America ed est
europeo, Olanda, Germania
. L’Italia è un mercato che si è ridotto negli anni. Il verde accompagna fiori come i tulipani o le rose”.


Quelle che un tempo venivano coltivate anche qui, quando le aziende erano cinque o dieci volte tanto. “Con 2-3 mila metri di rose ci si campava” ricorda il floricoltore, che invece come tanti colleghi ha scelto il “verde”. E non se n’è pentito.

(intervista a cura di Andrea Fassione)

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