Con la sua forma che ricorda una stella e il caldo rosso delle sue foglie, che formano quello che chiamiamo fiore, la stella di Natale è il simbolo delle feste. In Liguria di Ponente esistono diversi produttori di stelle di Natale, specie nella Piana d’Albenga dove abbiamo incontrato Antonio Bruzzone, specializzato nella produzione di queste piante entrate ormai per molti nella tradizione del Natale.

Come mai ha deciso di specializzarsi in stelle di Natale?

«Siamo pochissime aziende a trattare questa pianta, una dozzina su Albenga. Sono dell’idea che sia meglio fare poche cose, ma farle bene: credo che il futuro dell’azienda agricola con determinate superfici non sia la diversificazione ma la specializzazione. Noi abbiamo dodicimila metri quadri di serre, trattiamo una vasta gamma, dal vaso 6, quindi molto piccolo, al 22. C’è un ventaglio piuttosto ampio, parliamo di una media di centinaia di migliaia di stelle».

Che mercato ha la stella di Natale?

«Non si presta molto all’alto chilometraggio, quindi il mercato non è proprio a km zero, ma contempla la Costa azzurra, la Riviera Ligure, e il nord, il bacino di Milano e Torino, fino a Venezia».

Ci racconta qualche curiosità su questa pianta?

«Le foglie son rosse perché, come noi ci trucciamo per attrare, anche la stella fa così per attrarre gli insetti impollinatori. È una pianta originaria del Messico, il nome botanico è Euphorbia Pulcherrima, nota come Poinsettia per via dell’ambasciatore americano in Messico Joel  Roberts  Poinsett che nel 1828 ebbe l’intuizione di importarla negli Stati Uniti. Il successo fu grande e da lì in poi la pianta arrivò in Europa e in tutto il mondo, associata anche al Natale».

Come si coltiva la stella di Natale?

«Nel clima della Riviera la pianta si trova molto bene, ma anche in altre zone, come la Sardegna. Sebbene si comporti benissimo col nostro clima, la facciamo in serra in coltura protetta per avere la certezza. È una pianta energivora in tal senso perché va riscaldata: stiamo lavorando per una transizione green, servirebbero a tal proposito misure specifiche per serre riscaldate, così da impattare meno in termini di Co2 e limitare il consumo di energia. I nuovi ibridi sono tutti improntati al mantenimento delle temperature di coltura: negli ultimi 30 anni grazie ai nuovi ibridi abbiamo ridotto di almeno 5 gradi la coltivazione in serra»

C’è molta ricerca in questo campo…

«Esiste anche un convegno importante sulla Poinsettia, riservato agli operatori del settore, a cui noi partecipiamo tutti gli anni. Quest’anno si è svolto a Rosolina, provincia di Rovigo: si tratta di un centro sperimentale che funziona molto bene per le prove comparative, testi sui nuovi ibridi e varietà. Se non ci si aggiorna, non si riesce a stare al passo. È un po’ come nella moda, bisogna seguire i trend. La filosofia della floricoltura oggi abbraccia tanti aspetti, come negli altri settori commerciali: le mode, il green, dalla riduzione dei consumi all’uso di meno fitofarmaci possibili… Si lavora per una produzione agricola e floreale totalmente all’avanguardia, sia dal punto di vista economico che etico».

Il marketing quindi tocca anche le stelle di Natale

«La moda è marketing: noi abbiamo varietà anche poco note di stelle, con forme e colori diversi, qualcuna con le orecchie di topo, altre tricolori. C’è di tutto, come nel più avanzato marketing, anche se siamo in agricoltura: siamo molto avanti su questo tema, bisogna capire la filosofia del lavoro che sta dietro una stella di Natale, o meglio dietro un prodotto agricolo. Si tratta di specializzazione: per questo credo che l’azienda di una certa dimensione debba specializzarsi e non tanto diversificare, ne deriva un vantaggio, e la stella di Natale è una pianta da specialisti».

Che stella di Natale cercano le persone?

«Vogliono una stella con un bel colore e prestanza: c’è qualcuno per cui senza stella non è Natale, in generale si cerca una pianta stabile, ben compatta, con il suo fiore ben eretto e di un colore che dia un buon colpo d’occhio e faccia bella impressione. Una bella stella viva, insomma. Penso che questa pianta faccia ormai parte della tradizione del Natale come le lucine o il presepe per chi lo fa, è una sorta di status symbol. E visto che non si possono prendere le stelle dal cielo, avere una stella in casa diventa una cosa importante a Natale. Il fiore deve fare anche il suo bell’effetto, essere presentato bene: i negozi hanno una marcia in più sulle decorazioni, c’è tanta professionalità anche sulla vendita. Insomma, la stella è una cosa carina che riempie di gioia: non è Natale se non ce l’hai».

C’è una varietà che preferisce?

«Mi piacciono la varietà con bei fiori che si avvicinano il più possibile al rosso del vestito di Babbo Natale, non rosso scuro ma vivo, mi dà una sensazione di freschezza. Con gli altri colori gioco molto, mi piace metterli nel presepe per esempio. La pianta che amo di più è la SkyStar rossa puntinata di bianco: sembra quasi scottata, come le decorazioni di certi jeans, ma è fatta così geneticamente. Mi piace adornarla con della Gypsophila, il velo da sposa, che sembra proprio neve che cade sul fiore. Dà l’idea di una stella sotto la neve: è una composizione stupenda, con un bellissimo effetto».

Quando inizia la campagna per la stella di Natale?

«A fine novembre inizia con i primi accordi, tra cui quelli con associazioni che destinano stelle a iniziative di beneficienza, e poi si cominciano ad arredare le vetrine. Il grosso parte tra il 5 e 6 dicembre, con le prime consegne, le campionature e le visioni dei fioristi».

E poi parte il vero periodo caldo…

«Probabilmente dormirò tre ore al giorno i venti giorni prima di Natale: bisogna consegnare ed essere sul pezzo, come in tutte le cose. È una partita professionale, proprio come nel calcio: quando ci sei non ti puoi distrarre, devi fare i tuoi goal e farli fare ai tuoi clienti che devono ottenere un bell’effetto regalo, e ai quali la pianta non deve morire. Alla fine siamo tutti correlati, non ci può essere distacco, specie con le cose vive: alle dieci di sera io devo stare ancora a controllare tutte le serre, verificare la salubrità, perché le piante siano nelle condizioni migliori. Per me un lavoro distaccato non può soddisfare: siamo attaccatissimi al nostro lavoro, perché o lo fai così, o non funziona!»

Ha qualche consiglio per quanti vorrebbero mantenere la stella anche dopo le Feste?

«Non vuole tantissimo caldo, meglio temperatura ambiente, lontana da fonti di calore. Fino a marzo non vuole concimazioni, ma ha bisogno del giusto dosaggio dell’acqua, il sottovaso con acqua stagnante è deleterio per le radici, deve entrare ossigeno. Quando la pianta è asciutta le si dà un bicchierino di acqua e poi si lascia così finché non si asciuga. Può durare fino a Pasqua inoltrata, ma va ricordato che ha bisogno del giorno corto: inizia ad andare a fiore e colorarlo quando il giorno diventa inferiore alla notte, più il buio è lungo, condizioni naturali dell’inverno che in casa possono essere simulate perché il “fiore” diventi rosso e non resti verde».

Intervista della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.

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