Domenico Gagliardi è l’ultimo erede di un’azienda di ibridatori attiva a Riva ligure da oltre un secolo. Era il 1911 quando il suo bisnonno iniziò a lavorare con i fiori. La rubrica #Inazienda approfondisce oggi questa storia di passione, ricerca e bellezza dai confini internazionali.

Che storia c’è dietro l’azienda Gagliardi?

«L’azienda nasce nel 1911 con il mio bisnonno, l’attività poi è stata presa in mano da mio nonno, e siamo così arrivati a mio papà e adesso a me, la quarta generazione. È mio papà ad aver avviato negli anni Settanta la nostra attività di ibridazione: aveva iniziato con le rose e i garofani. Oggi mi occupo io di tutto questo, e sto proseguendo con l’ibridazione sia di specie che abbiamo sempre trattato, come i garofani, ma anche di altre specie come l’alstroemeria».

È passato oltre un secolo: come è cambiato il contesto in questi anni?

«Quando ha iniziato il mio bisnonno, la provincia di Imperia era coltivata in ogni centimetro quadrato, adesso non è più così. Ma anche senza andare troppo indietro, nel momento in cui mio papà ha iniziato con l’ibridazione era la rendita dei fiori sul mercato di Sanremo a permetterci di sostenere i costi per l’attività di ibridazione, mentre oggi è l’esatto contrario, ovvero grazie all’ibridazione riusciamo a portare avanti e mantenere l’attività».

L’ibridazione è la caratteristica che distingue la vostra azienda: cosa realizzate in particolare?

«Sì, produciamo come fanno tanti altri, ma non produciamo il classico ranuncolo che hanno tutti, produciamo ciò che ibridiamo. Non siamo certo gli unici a ibridare, specie nei garofani, per i quali i migliori ibridatori si trovano proprio qui nella provincia di Imperia – mentre per l’alstroemeria forse ci caratterizziamo di più»

Come si impara l’arte dell’ibridazione?

«Beh, ci sono ricerca, fortuna e anche creatività. Bisogna conoscere il fiore, un po’ di biologia e aspetti scientifici, ma certo la creatività, le idee che portano a provare un incrocio piuttosto che un altro hanno un peso, e così anche la fortuna, perché magari si prova qualcosa per casualità ed esce fuori l’incrocio migliore. Non è sempre così ma può succedere! L’ibridazione è un lavoro lentissimo: per arrivare al prodotto finito che si vuole realmente ci vogliono anni, e anche quando viene trovata la varietà buona, prima che vada sul mercato passano anni, perché si parte da una pianta ma per andare sul mercato ne occorrono migliaia, per cui bisogna aspettare di moltiplicarla».

Come funziona la vendita?

«Noi collaboriamo con una ditta olandese con la quale abbiamo un rapporto di esclusiva per tutto ciò che ibridiamo, e che viene venduto da loro. Noi riceviamo quindi delle royalties. Le nostre ibridazioni sono vendute nei mercati più importanti del mondo: Colombia, Giappone, Kenya per esempio…»

Davvero in tutto il mondo…

«Si dice che nessuno è profeta in patria, no? L’Italia è uno dei mercati meno importanti per noi»

Quali sono i “fiori all’occhiello” dell’azienda Gagliardi?

«L’alstroemeria è la nostra “specialità della casa”: abbiamo due varietà molto importanti, sono coltivate e conosciute in tutto il mondo, e sono la Primadonna [N.d.R: Giovanni Gagliardi, padre di Domenico, è stato il creatore di questa varietà venduta anche in Australia e Giappone] e la Gold. Ora siamo arrivati anche a un nuovo tipo di alstroemeria che è “monofiore”: in genere su uno stelo questa pianta fa diversi fiori, invece questa ne fa uno solo. È un progetto nuovo, non ancora perfetto ma in via di miglioramento»

C’è una pianta alla quale è più affezionato?

«Sicuramente la Primadonna, è la prima grande varietà creata da mio papà e mi resterà sempre nel cuore. Fare l’ibridatore è un po’ come avere tanti figli: sono tutti tuoi e a tutti si è affezionati, magari anche alle piante che vengono scartate»

Introdurrete nuove specie o allargherete le varietà rispetto a quelle su cui già lavorate?

«Ci muoveremo in entrambe le direzioni, anche se introdurre nuove specie implica poi sempre la difficoltà di trovare chi le commercializza»

Cosa intravede nel futuro dell’azienda?

«La vendita dei fiori è sempre più difficile e impegnativa, invece se riusciremo a mantenere un certo standard qualitativo, il futuro per noi sarà quello dell’ibridazione che potremo incrementare diminuendo, per contro, la produzione».

Intervista di Alessandra Chiappori.

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