La coltivazione della cannabis sativa in Italia deve la sua fortuna alla legge n. 242 del 2016 con la quale il Governo ha dato l’autorizzazione alla coltivazione delle varietà di canapa con un valore di THC inferiore allo 0,5%.

Tali piante non rientrano infatti nell’ambito di applicazione del Testo unico in materia di sostanze stupefacenti e psicotrope.

In Liguria e in particolare nel Ponente ligure, la produzione di canapa ha avuto un trend positivo da quel momento in avanti. Le prime aziende hanno cominciato a piantare cannabis nel 2017 e oggi sono sempre di più.

Per capire meglio la filiera abbiamo deciso di fare il punto della situazione con Gianluca Boeri, presidente regionale di Coldiretti e produttore di cannabis. L’associazione, negli anni, ha puntato nella promozione di questa coltura organizzando diversi incontri e mettendosi a disposizione dei coltivatori.

“Da quando si è partiti abbiamo visto una crescita costante,” spiega Boeri. “Le aziende sono aumentate così come le superfici coltivate. Da una parte stiamo parlando di aziende floricole che hanno deciso di diversificare parte della propria produzione, dall’altra parliamo di nuovi imprenditori e agricoltori che hanno puntato su questo prodotto.”

Come spesso accade in floricoltura, avere dati certi sulla produzione di canapa, è complesso. Tuttavia Boeri conferma questo trend: “Ogni anno sempre più persone mi contattano, soprattutto in questo periodo nel quale inizia la raccolta. In questi anni abbiamo visto un recupero dei terreni, delle serre e di strutture in disuso da tempo. Vi è un grande potenziale economico e diversificare le entrate può essere vantaggioso per le nostre aziende.”

Tuttavia, Boeri consiglia di non buttarsi a capofitto nella produzione, se non preparati a livello di conoscenze e di attrezzature. “Mi capita spesso di sentire aziende che hanno piantato canapa e al momento della raccolta non sanno cosa fare, o a chi vendere. Sono necessarie dotazione aziendali idonee all’essicazione e allo stoccaggio, macchinari specifici per questo tipo di coltura che comportano un discreto impegno economico. È necessario conoscere questa coltura, partire con un piano aziendale ben studiato e poi crescere poco alla volta, di anno in anno,” spiega Boeri.

Prima di partire è quindi necessario affidarsi a degli esperti per acquisire le competenze necessarie. Le associazioni di categoria sono a disposizione per aiutare chi volesse intraprendere questo tipo di coltivazione.

“Il potenziale economico c’è – ribadisce Boeri – ma allo stesso tempo ci sono situazioni di incertezza che potrebbero andare a influenzare la produzione locale.”

“In primis permangono le incertezze legislative e normative sugli utilizzi della cannabis sativa. I prodotti normati sono in particolare quelli classici come semi e oli, ma rimangono incertezze sul prodotto principe: l’infiorescenza.”

Situazione che nel 2019, con una sentenza della Cassazione, aveva messo in allarme la produzione e la vendita di cannabis sativa. Negli anni poco o nulla è stato fatto per mettere fine a questo “grigio” normativo, lasciando la filiera in uno stato di incertezza che deve essere considerato prima di intraprendere la produzione di canapa. La questione continua però ad essere dibattuta al tavolo permanente sulla canapa istituito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Per queste ragioni la normativa è in continua evoluzione ed è probabilmente, in vista anche un referendum sul tema cannabis, che potrà cambiare nuovamente nei prossimi mesi.

“Un’altra criticità da considerare – aggiunge Boeri – è che, come successo in Liguria, la coltivazione di canapa è cresciuta anche in altre regioni. In Sardegna le ultime stime parlano di una produzione che va dai 6 ai 9 milioni di piante. Questo porterà sicuramente a una grossa offerta di prodotto, magari di qualità inferiore, ma che potenzialmente potrebbe provocare un crollo dei prezzi.”

“Staremo a vedere nei prossimi mesi,” conclude Boeri.

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