Tra gli indirizzi scolastici dell’Istituto di Istruzione Superiore “E. Ruffini – D. Aicardi” spicca la sezione Agraria di Sanremo, l’Istituto Professionale Agricoltura, Sviluppo Rurale, Valorizzazione dei Prodotti del Territorio e Gestione delle Risorse Forestali e Montane. Il nome riassume le varie sfaccettature di una scuola secondaria di secondo grado altamente professionalizzante che si presenterà a gennaio 2025 con diversi open day dedicati all’orientamento scolastico. Gli appuntamenti sono rivolti alle famiglie degli alunni della scuola secondaria di primo grado per visitare l’Istituto Aicardi e avere informazioni sul corso di studi. Tra le prossime date il 12 gennaio tra le 15.00 e le 18.00, il 18 gennaio tra le 9.00 e le 12.00 e il 26 gennaio tra le 15.00 e le 18.00. Scopriamo meglio questa scuola insieme al professor Diego Maccario, tecnico dei laboratori di scienze agrarie.
Quanti studenti sono attualmente iscritti alla sezione agraria?
«Sono 156 ragazze e ragazzi che arrivano dalla provincia di Imperia, ma non solo. La sede della scuola è dotata di un convitto dove vivono una cinquantina di persone, dell’agraria e degli altri indirizzi. Molti allievi arrivano da comuni limitrofi come Camporosso, Vallecrosia, Ventimiglia, ma abbiamo anche ragazzi di altre regioni, Piemonte e Lombardia per esempio. Sul territorio siamo l’unica scuola che offre il servizio del convitto».
Si tratta di un indirizzo scolastico molto specifico, che bacino di studenti raccoglie?
«È vero, ci sono materie caratterizzanti: in genere chi si iscrive qui arriva da famiglie di coltivatori, ma tanti sono appassionati di natura, o semplicemente “inseguono” gli amici, oltre alle motivazioni personali».
Quali sono le materie che rendono unico il percorso scolastico all’agraria?
«Il percorso si divide in un biennio con materie più generali e solo alcune discipline di indirizzo: i ragazzi affrontano le materie comuni come italiano, matematica, storia, inglese, diritto e poi c’è una parte di scienze integrate nell’ambito della quale privilegiamo la parte agronomica in modo che tutti possano avere una visione generale. Per esempio non parliamo solo di chimica e molecole, ma ne parliamo in relazione ai concimi che poi utilizzeremo. Nello specifico, al biennio abbiamo la mia materia, quindi il laboratorio di scienze e tecnologie agrarie, con l’attività pratica, e poi l’ecologia agraria, con la parte legata alla botanica e all’interazione delle piante con gli ecosistemi».
E nel triennio?
«Accanto alle materie di cultura generale, entrano le materie di indirizzo: agronomia territoriale e degli ecosistemi forestali, tecniche di allevamento vegetale e zootecniche, economia agraria, ma anche agricoltura sostenibile con un occhio al biologico, e alla valorizzazione dei prodotti del territorio. Poi ci sono i laboratori di biologia e chimica applicata ai processi di trasformazione, quindi la parte di trasformazione legata per esempio al vino, all’olio, e infine la selvicoltura ».
La scelta per il futuro è molto ampia…
«Esatto, naturalmente c’è poi l’università per chi sceglie di proseguire, con indirizzi legati al mondo dell’agraria in generale, ma anche con specializzazioni in enologia, viticoltura, o magari selvicoltura, agronomia forestale, architettura del paesaggio oppure veterinaria. I ragazzi che scelgono di continuare con l’università sono tanti, come sono numerosi quelli che escono con ottimi voti: tanti di loro proseguono per completare la formazione, altri magari vanno avanti con formazioni più tecniche e professionali con gli ITS sul territorio».
La vostra è una scuola molto pratica, ha addirittura un’azienda
«Sì, abbiamo un’azienda di diecimila metri quadrati, un po’ più della metà è costituita da serre, il resto sono aree all’aperto, dove i ragazzi insieme a docenti e tecnici lavorano per la gestione delle piante e delle coltivazioni. L’indirizzo della scuola è prettamente floricolo e orticolo, quindi si producono piante da fiore principalmente in vaso, e da orto. Mantenendo fede a questa parte floricola, che deriva dalla vocazione territoriale, ci apriamo poi un po’ a tutte le coltivazioni, e abbiamo campi sperimentali per la semina di grano, avena, orzo: trattando anche materie cerealicole, i ragazzi devono poter vedere come si sviluppano queste piante. Seminiamo quindi le diverse varietà e tipologie che possono poi essere messe a confronto».
In quanto azienda, c’è anche una vendita?
«Sì, la vendita dei prodotti segue diversi canali: siamo un’azienda didattica, quindi gli aspetti legati alla didattica sono tanti, ma i prodotti coltivati sono in ogni caso usati per la vendita. Abbiamo una convenzione con il Comune di Sanremo per cui coltiviamo le piante con cui il Comune allestisce, in collaborazione con i ragazzi, le proprie aiuole. I ciclamini che si vedono in giro per la città, per esempio, sono prodotti dalla scuola agraria».
Quanto si mantiene il legame con la forte vocazione floricola del territorio?
«Anni fa gli allievi figli di coltivatori erano più numerosi, così come era più diffusa la floricoltura stessa. Oggi questo aspetto c’è ed è ancora forte, ma meno del passato. Negli anni abbiamo sempre cercato di portare avanti questa caratteristica, anche con una selezione delle materie più specifica per la parte floricola. Già dalla seconda si inizia a parlare di fiori, di attività di coltura, e poi in terza quarta e quinta si approfondisce anche con le materie professionali: ogni insegnante dedica una parte del programma alla floricoltura, magari con più attenzione al ranuncolo, alla rosa, entrando nello specifico di alcune colture rispetto al programma nella sua totalità. In quarta si approfondiscono le colture da fronda, in quinta quelle da giardino e gli aspetti legati ai giardini con attenzione alla progettazione».
Anche la parte legata ai giardini è importante
«Sì, il Comune di Sanremo per esempio ci lascia spazio per interventi sui giardini di Villa Angerer o di villa Ormond: la parte del giardinaggio è un’attività importante, tantissimi dei nostri ragazzi poi proseguono con attività estive da giardinieri e poi magari vengono assunti o aprono loro società. Siamo vicini alla Francia e tanti lavorano oltre confine».
A proposito di professionalizzazione, che opportunità hanno i ragazzi in tal senso?
«Dalla terza devono fare, come in tutti gli istituti professionali, quella che una volta era l’alternanza scuola-lavoro, PCTO oggi, percorsi per le competenze territoriali e l’orientamento. Si tratta di 210 ore di attività professionalizzanti da svolgere nel triennio. Sono attività specifiche che si svolgono anche presso le aziende private, a volte accade che con questo lavoro poi magari vengano addirittura assunti. Ci sono poi diverse attività cui partecipiamo, dalle fiere di settore, per esempio Olioliva a Imperia, ma anche la fiera agricola di Verona dove portiamo i ragazzi, o una serie di uscite specifiche tra cui Euroflora in passato. E poi organizziamo corsi dedicati per il conseguimento del patentino per il corretto utilizzo della motosega e del trattore o ai prodotti fitosanitari. Per tanti anni, prima dell’interruzione del Covid, abbiamo mantenuto scambi con scuole estere, per esempio con la Francia, e promosso tante belle attività pratiche con ragazzi di altri istituti. Cerchiamo sempre di portare le classi fuori sul territorio, in esterna, sia per visite alle imprese locali che per le attività pratiche nelle aree verdi comunali a Sanremo ».
Intervista della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.