Il simbolo è un’ape, che porta con sé l’attestazione di sostenibilità, riconosciuta dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per tutti i prodotti agricoli vegetali ottenuti con tecniche di produzione integrata. Il SQNPI, il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata, certifica un valore aggiunto di qualità e sostenibilità nei processi di coltivazione e non solo. Il CeRSAA di Albenga è tra gli organismi di certificazione autorizzati dal MASAF per la SQNPI: abbiamo chiacchierato con Federico Tinivella per capire meglio in cosa consiste questo schema di certificazione ora che sul portale SIAN è aperto il link per la presentazione delle domande SQNPI relative al 2025.
SQNPI non è l’unica certificazione per la quale il CeRSAA è abilitato
«Nel panorama delle certificazioni cui siamo stati e siamo ancora abilitati, c’è SQNPI, ma lavoriamo in modo particolare con i cosiddetti regolamentati che riguardano le DOP e le IGP, nello specifico ci siamo concentrati sul basilico genovese, la DOP Riviera Ligure per l’olio, e una serie di vini a denominazione di origine e indicazione geografica prodotti dall’area del Tigullio fino ad arrivare alla provincia di Imperia. Tutti prodotti tipici del territorio».

E da qualche anno avete aggiunto SQNPI
«Esatto, è uno schema di certificazione che ha come obiettivo la valorizzazione delle produzioni agricole vegetali, ottenute in conformità ai disciplinari regionali di produzione integrata. È nato dalla promozione di una legge ministeriale, ma ha alla base una regolamentazione europea, declinata, o meglio recepita e trasferita nella realtà operativa dai singoli paesi membri con strumenti normativi specifici».
La base però è la stessa
«Sì, le normative sono definite a livello nazionale e recepite a livello regionale, e fissano per l’agricoltore delle linee guida. Chi le mette in pratica viene riconosciuto nel proprio lavoro anche attraverso la possibilità di apporre un marchio sul prodotto finale».
Mi spieghi meglio…
«L’adeguamento al sistema, innanzitutto, è volontario, va conosciuto, ovviamente, con l’intenzione di applicarlo alla propria azienda che ne trae un vantaggio visibile. Si tratta del marchio, destinato al consumatore finale. Chi si impegna ad aderire a questo sistema si impegna a fare due cose: seguire le indicazioni previste dalle discipline regionali di produzione integrata, ma anche i controlli annuali da parte dell’organismo di controllo, che possiamo essere noi del CeRSAA».
Come avvengono le verifiche?
«Ci sono differenze specifiche. Un’azienda può decidere di essere verificata solo in base alla cosiddetta conformità agro-climatico-ambientale, in questo caso quindi l’organismo di certificazione si impegna verificare la sola fase della coltivazione. La conformità riguarda una serie di misure agroambientali, applicate all’interno delle linee guida previste dai disciplinari regionali di produzione integrata. Questo primo step non autorizza a far uso del marchio».
Come si ottiene invece il marchio?
«Per risultare conformi alle prescrizioni, SQNPI prevede delle linee guida nazionali, ovvero un elenco di requisiti che in questo caso prende in considerazione non solo la fase di campo ma anche le fasi del post raccolta. Pensiamo per esempio alla trasformazione dei prodotti. È indispensabile per completare il processo di certificazione e quindi la possibilità di usare il marchio».
Che cosa deve aspettarsi il consumatore che vede questo marchio?
«Il marchio può essere apposto al prodotto finito che poi si trova sullo scaffale di un qualunque supermercato. Dietro c’è la rispondenza a certi requisiti in fase di coltivazione, per esempio la compilazione del quaderno di campagna da parte dell’agricoltore, con la registrazione dei trattamenti fitosanitari, delle operazioni colturali, delle concimazioni e irrigazioni che dimostrano che ha fatto ciò che era previsto dal disciplinare regionale di produzione e di difesa integrata e che tutte le operazioni sono pertinenti. Si dimostra quindi di agire rispettando in modo scrupoloso i dettami della produzione e difesa integrata. Per chi voglia utilizzare il marchio, bisogna tenere conto anche dei requisiti che riguardano la fase di post raccolta, più sistemici e trasversali all’organizzazione dell’azienda: per esempio disporre di una valutazione dei rischi o dimostrare di rispettare requisiti igienico-sanitari. Questa fase riguarda anche il monitoraggio dei rifiuti e degli scarti prodotti, la registrazione dei consumi energetici, o l’impegno a ridurre il volume del packaging, ma anche la formazione del personale, la sicurezza sul lavoro e aspetti di welfare aziendale».
Il CeRSSA come agisce?
«C’è un controllo annuale che l’organismo certificatore deve fare in azienda, e prevede fasi che variano se l’azienda richiedente aderisce alla fase di campo o anche a quella per il marchio. È previsto anche il prelievo di campioni da parte dell’organismo di certificazione per effettuare un’analisi multiresiduale e fornisce la prova che quanto è stato dichiarato sull’uso di determinati prodotti fitosanitari e sui registri è vero».

Cosa deve fare un’azienda interessata a ottenere la certificazione?
«L’adeguamento avviene attraverso la presentazione della domanda sul sistema informatico, il SIAN, dove si seleziona l’organismo di certificazione. Questo si impegna a prendere in carico la richiesta nelle tempistiche stabilite, prevedendo la visita ispettiva che può essere la verifica dei requisiti per la sola fase di campo, con l’attestazione della conformità, oppure la seconda fase sul post raccolta. È importante ricordare, a tal proposito, che questa fase può riguardare anche soggetti che non sono l’agricoltore, perché tocca il ciclo di produzione intero, fino al confezionamento. Può quindi coinvolgere trasformatori o distributori, confezionatori, intermediari…»
Il prodotto deve avere determinate caratteristiche…
«Sì, il prodotto a marchio SNQPI deve essere costituito almeno al 95%, in peso, da materie prime che a loro volta devono essere certificate. Per avere il marchio il prodotto deve aver rispettato tutta la tracciabilità: il marchio indica il rispetto lungo tutta la filiera delle regole del sistema di certificazione».
La conoscenza della certificazione è diffusa in Liguria?
«Sarebbe opportuno estenderne la conoscenza, insistendo sull’utilità che può avere il marchio. Noi ci siamo confrontati con aziende e a volte c’è ancora un po’ di ritrosia rispetto a questo tema e nei confronti magari di altri marchi che appaiono più utili. Ricordiamo però che il marchio SQNPI può essere abbinato ad altri marchi già presenti! Il consumatore, infine, dovrebbe essere informato meglio su cosa c’è dietro: l’ape è un simbolo un po’ inflazionato ma assicura di avere in mano un prodotto che ha seguito un determinato percorso».
Intervista della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.