Che cosa significa essere un’azienda tra i grossisti florovivaisti al Mercato floricolo di Genova?
Il Mercato, realizzato da SPim e gestito da Società Gestione Mercato, è allestito presso il Centro Agroalimentare di Genova: duemila metri quadri di superficie coperta per seimila metri quadri totali e una sede all’avanguardia. Si tratta di un polo di vendita e logistico nazionale ma non solo.
A operare in questo contesto sono dodici imprese, tra cui l’azienda floricola di Andrea Servetto, che quotidianamente è al Mercato, e con cui abbiamo chiacchierato di questa peculiare attività.
Ci racconta un po’ della sua azienda?
«La mia è un’azienda agricola di fiori e piante ornamentali che si trova a Genova Pra. Siamo nati alle soglie del Novecento col mio bisnonno, siamo sempre stati qui a Pra ma facevamo orticole, poi mio padre negli anni Sessanta ha convertito in floricultura e stiamo andando avanti ora con mio figlio che mi aiuta. Ho un banco di vendita al Mercato Florovivaistico di Genova. Il mercato si tiene tutte le mattine, la vendita è dalle 6 fino alle 10, poi ci sono tre pomeriggi – lunedì, mercoledì e venerdì – in cui si tiene dalle 13.00 alle 15.00. Il venerdì dalle 15.00 alle 16.00 possono anche entrare acquirenti privati. Noi operatori abbiamo chiaramente accesso sempre».
Di che piante si occupa?
«L’ottanta per cento della nostra produzione è di camelie, poi ho anche un po’ di vendita al minuto perché l’azienda si trova al centro di Pra. Storicamente coltivavamo le strelitzie, negli anni Ottanta ci eravamo trasferiti a Sarzana con una nuova azienda, ma poi per vicende familiari quest’esperienza di quasi trent’anni è terminata. Seguiamo tutte le fioriture classiche, in diversi vasi e pezzature: le primule e le viole ora, più avanti avremo le ortensie e poi a settembre ricominciamo con i ciclamini. È un orologio che gira».
Chi sono i vostri clienti al Mercato?
«La maggior parte degli interlocutori sono dettaglianti, di norma i fioristi che hanno il negozio, chi più grande chi più piccolo. Il mercato si estende alla Liguria, da Savona a Sestri Levante e poi include il basso Piemonte, il bacino di Ovada e Masone, poi c’è qualche cliente, ma pochi, anche su Novara o Asti».
Rispetto al prodotto, qual è il calendario delle vendite?
«Partiamo da Natale, con le stelle, poi ci sono i ciclamini che cominciano a settembre e, come vendita, si esauriscono a febbraio. In primavera ci sono tutte le fioriture, dalle margherite alle ortensie. Dopo Natale in genere viviamo una quarantina di giorni di fermo completo, ma da San Valentino passiamo velocemente alla Festa della donna, alla Festa della mamma, e a primavera infine parte la vendita per fare balconi e terrazzi».
Il mercato del fiore risente delle mode?
«Nel nostro settore ogni anno ci sono cambiamenti. Alle fiere di settore in genere vengono presentate le novità di varietà: restano rose, crisantemi, ciclamini, ma c’è sempre una ricerca di novità che possono essere i colori, le sfumature…»
Che cambiamenti ha visto in questi anni?
«Beh, partiamo dalle difficoltà climatiche: il troppo caldo, oppure le alluvioni, come quella che quest’anno ha colpito Albenga per esempio. Queste difficoltà ci danno un po’ addosso: sul versante climatico è chiaro che qualche problema lo abbiamo, non è un segreto. Poi c’è il rincaro: dell’energia, dei fertilizzanti, degli imballaggi e dei vasi, e il comparto su questi aspetti vive un po’ in difficoltà. Nei periodi più statici si sente ovviamente di più per via della contrazione dei consumi».
Nel futuro cosa vede?
«Speriamo che le politiche del settore abbiano un po’ di sviluppo, anche in vista del piano floricolo che dovrebbe partire. Io sono in centro, ma le aziende dell’entroterra presidiano il territorio, per questo bisognerebbe venire incontro ai giovani. Non abbiamo la sfera di cristallo ma speriamo sempre in aiuti sui costi, in politiche energetiche magari per sfruttare le rinnovabili. Vendendo anche ai fioristi, la loro sofferenza è un problema: quest’anno hanno chiuso diverse realtà storiche con decenni alle spalle».
Qual è la parte che le piace di più di questo lavoro?
«È un lavoro impegnativo: al mercato si è alle 6, poi c’è tutta la giornata davanti, e non c’è tregua sabato, domenica, nelle Feste. L’azienda di famiglia è anche una passione, spero mio figlio andrà avanti. Prendere la piantina piccola e portarla alla fine è sempre una soddisfazione!».
Intervista della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.