Al CeRSAA di Albenga, Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola, si lavora per sperimentare nuove tecnologie, tecniche e strumenti in grado di fronteggiare le numerose sfide che l’agricoltura, a confronto con evoluzione tecnologica, sfide ambientali e nuovi orizzonti, pone ogni giorno. Irene Barbaria si occupa della realizzazione e gestione dei progetti al CeRSAA dal 2022, abbiamo fatto qualche chiacchiera con lei per farci raccontare la sua attività, gli eventi e i temi sui quali si sta concentrando la struttura di ricerca, Azienda Speciale della Camera di Commercio Industria Artigianato ed Agricoltura Riviere di Liguria.
Da che percorsi di studio provieni?
«Ho studiato Scienze Internazionali e Diplomatiche , specializzandomi in Diritti Umani. Grazie alla tesi ho potuto approfondire la relazione tra uomo e natura: mi sono concentrata in particolare sulla governance e gestione a livello politicodei cambiamenti climatici, e ho iniziato a lavorare in un ente che si occupava di educazione ambientale. La specializzazione ulteriore è arrivata in seguito con un master che si concentrava sullo studio e progettazione delle filiere agroalimentari»
E quindi eccoti al CeRSAA, come sei arrivata qui?
«Sono entrata al CeRSAA perché avevo il desiderio di lavorare nel campo della progettazione, ma non mi aspettavo di finire in un ambiente di ricerca dove le competenze sono prevalentemente agronomiche. Pur avendo un profilo inusuale per questo ambiente sono contenta di riuscire a mettere a disposizione le mie competenze per provare a dare uno sguardo diverso a questo tipo di lavoro grazie al linguaggio della cooperazione tra territori».
Quali attività segui, nello specifico, al CeRSAA?
«Mi occupo a 360 gradi dei progetti, da quelli locali che toccano le filiere tipiche del nostro territorio come le aromatiche, olivo e vite – in questo momento per esempio siamo coinvolti in diversi progetti di conservazione dell’agrobiodiversità – a quelli europei, che ci vedono coinvolti sui temi della cooperazione, quindi in ambiti più ampi, per esempio la gestione della risorsa idrica o l’economia circolare»
Ti occupi anche di comunicare gli eventi, giusto?
«Esatto, curo le pagine social e per tutti i progetti mi occupo degli eventi. Molto spesso i progetti hanno come primo target le aziende del settore, ma il nostro obiettivo è sempre quello di coinvolgere e di far conoscere i temi sui quali lavoriamo anche alle persone in senso più ampio quindi a chi si occupa di agricoltura per passione o a chi semplicemente è interessato a questi temi».
Com’è la risposta?
«Grazie alla condivisione più continuativa delle iniziative relative ai progetti e agli eventi che ospitiamo, il pubblico sta familiarizzandosi proprio in questi mesi, per cui la risposta digitale non è ancora altissima. Spesso è molto settoriale, attiva per lo più le aziende coinvolte in quello specifico settore. Dal punto di vista del pubblico, spesso gli incontri più tecnico-scientifici hanno difficoltà a trovare interesse forse per il timore della distanza dagli argomenti. Stiamo, infatti, cercando di accorciare questa distanza per dimostrare che molti temi sono attuali e ci riguardano tutti. . Facciamo anche eventi dedicati a tematiche che toccano punti critici nel mondo dell’agricoltura, e in questi casi l’interesse è molto alto perché il lavoro del CeRSAA è anche quello di progettare per trovare soluzioni nelle varie filiere».
Qualche esempio?
«È stato molto partecipato un evento che riguardava la biofumigazione dei terreni, una modalità per disinfestare i suoli agricoli senza l’uso di prodotti chimici di sintesi. Abbiamo ospitato recentemente un evento nell’ambito dell’anteprima di Terra Madre di Slowfood e abbiamo avuto un pubblico più eterogeneo. Del resto l’obiettivo dell’utilizzo dei social è quello di far conoscere i servizi che può offrire il CeRSAA agli stakeholder e ai cittadini e le soluzioni relative a problemi che hanno una ricaduta su tutto il territorio, come l’utilizzo più efficiente della risorsa idrica in agricoltura o i sistemi per rendere più sostenibile l’utilizzo delle risorse naturali. . Molto attuale ad esempio il tema delle comunità energetiche, che coinvolge potenzialmente comunità intere per l’utilizzo dell’energia in maniera sostenibile».
Che ruolo ha nella progettazione il cambiamento climatico?
«Ormai è talmente importante prestare attenzione alle ricadute dei cambiamenti climatici che è diventato un tema trasversale, quindi è sempre presente nella progettazione. Le soluzioni che pensiamo all’interno dei progetti sono proprio finalizzate alla gestione dei cambiamenti climatici, dalle irrigazioni, ai trattamenti fitosanitari fino alle risorse energetiche»
Come ti interfacci con i laboratori?
«Per quello che riguarda i progetti coordino le attività che prevedono il coinvolgimento del Laboratorio Fitopatologico, per esempio, per analisi di individuazione di fitopatie e risanamento da esse. . Poi c’è anche l’interazione con il Centro di Saggio, che segue tutte le colture di progetto ed effettua saggi e rilievi. C’è un’interazione quotidiana per coordinarsi e gestire insieme le varie fasi di progetto»
Da quando lavori qui c’è stato qualche progetto al quale ti sei particolarmente appassionata?
«Sicuramente i progetti legati alla conservazione dell’agrobiodiversità. Al momento ne stiamo realizzando quattro e riguardano gli agrumi, alcuni fiori tipici della Riviera come la mimosa e il garofano, alcune orticole del Tigullio e il basilico. La finalità di questi progetti è di scongiurare una perdita di agrobiodiversità, grazie al recupero e alla conservazione di varietà antiche. Sono progetti interessanti perché la ricerca di queste risorse genetiche quasi perdute è possibile grazie al contatto con le persone che ancora le conservano. E poi c’è tutto un lavoro di verifica della sanità del materiale genetico, riproduzione e conservazione che può portare all’iscrizione di queste varietà all’Anagrafe Nazionale della Agrobiodiversità, che permetterà di tutelarle e valorizzarle. . Mi sono appassionata a questi progetti perché credo sia importante riconoscere il valore della biodiversità, oggi che ormai siamo abituati a scegliere come consumatori tra poche varietà e non sappiamo che in realtà ne ne esistono moltissime in natura!»
Anche questo è un tema che si ricollega al cambiamento climatico…
«Esatto, proprio perché il fatto di riuscire a garantire una diversità in agricoltura permette poi di scongiurare alcuni problemi in futuro: se produciamo una sola varietà e quella varietà dovesse subire effetti negativi dei cambiamenti climatici, tra i quali l’emergenza di nuovi patogeni, , scomparirebbe, invece se riusciamo a mantenere una diversità siamo meno a rischio rispetto a tali pericoli.»
Quanto ai progetti più ad ampio raggio, su cosa state lavorando?
«Al momento stiamo lavorando su un progetto che si chiama “Goccia a Goccia – GAG” e punta all’efficientamento idrico nelle filiere agroalimentari. Nei prossimi mesi condurremo un’indagine con i produttori di alcune filiere tipiche nel territorio della provincia di Imperia per capire come utilizzano l’acqua nei processi produttivi e individuare insieme soluzioni per ottimizzarne la gestione e ridurne l’uso. . È un progetto che svolgiamo insieme alla Camera di Commercio Riviere di Liguria e ai territori della Provincia di Cuneo e delle Alpi dell’Alta Provenza e Alpi Marittime in Francia».
Per avere aggiornamenti sui prossimi eventi dove possiamo trovare informazioni?
«Tutte le informazioni sui prossimi eventi si trovano sul sito e sulle pagine social del CeRSAA: Facebook, Instagram, LinkedIn e anche X.»
Intervista della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.