Dici Liguria di ponente, ed è subito lavanda. Una piccola Provenza fatta di sassi, panorami sul mare e onde di colore blu e violetto che sprigionano un’inconfondibile varietà di profumi. La memoria dei più corre agli anni Cinquanta, epoca d’oro della ditta Niggi di Leopoldo Pira, fondatore del celebre marchio Lavanda Coldinava. La nota campagna di comunicazione dei profumi, accompagnata da grafiche, lettering e persino da una canzone incisa su 78 giri, corse parallela a un autentico rinnovamento del paesaggio in tutta la provincia di Imperia, che si riempì di cuscini color lavanda tra i terrazzamenti. La lavanda abbracciava la Riviera dei fiori, per non lasciarla più.
Quella comunemente nota come lavanda è una pianta suffruticosa che appartiene alle Lamiaceae e che risponde al nome scientifico di Lavandula angustifolia, Lavanda officinalis o Lavanda vera, a seconda delle classificazioni. Lavanda è, linguisticamente parlando, ciò che appare: un gerundio latino che deriva dal verbo lavare. Contraddistinta dall’intenso profumo, questa pianta è infatti storicamente utilizzata fin dall’antichità per l’igiene e la pulizia del corpo. A estenderne l’uso, che perdurò poi nel Medioevo, furono i romani, che la promossero sul vasto territorio che dominavano.
Attenzione però a parlare genericamente di lavanda: ne esistono infatti diverse varietà, ciascuna con proprie differenze e caratteristiche, evidenti negli usi e prodotti finali. Nel mondo sono 39 le specie di Lavanda officinalis, il loro habitat si estende dai 500 metri sul livello del mare fino ai 1800, ecco perché sono note anche come piante di montagna. Al momento le varietà note e coltivate sono la lavanda Imperia, la Augusta, la storica Nava, la Rosea, la Bianca. C’è poi un ibrido, noto come lavandino, o lavanda intermedia, che deriva dall’incrocio tra l’angustifolia e la lavanda latifolia, e che vive bene ad altitudini più basse, fino agli 800 metri sul livello del mare. Tra queste tipologie di lavanda troviamo la Boscomare, la Mareblu, la Petrae, e ancora Viola, Abrialis, Grossò e Bianca.
Nomi suggestivi, in cui risuonano scorci e paesaggi di Liguria, tra muretti a secco e l’azzurro ben visibile laggiù, sotto le fasce. Il progetto Lavanda della Riviera dei Fiori ha preso a cuore questa pianta, e la tradizione della sua coltura – e cultura – che accomuna il territorio delle Alpi Liguri e coinvolge numerose aziende. Il Consorzio si occupa di promuovere le varie tipologie di lavanda, dei prodotti che da queste derivano, ma anche di incentivare la creazione di nuove specie, così da consolidare il ruolo non soltanto simbolico ma economico della lavanda sul territorio. Aderisce inoltre al Centro Italiano Lavanda, nato nel 2021 con l’intento di diventare un polo nazionale di riferimento per lo studio e ricerca sulla pianta. Si guarda infatti non solo alla salvaguardia e difesa della lavanda e delle sue varietà, ma anche all’innovazione: nelle attività del CIL sono coinvolti il Lab Cam, il CNA, il CREA e l’Istituto Regionale per la Floricoltura (IRF), con cui è stato creato il progetto Lavanda C.I.G. Riviera.
Parlare di lavanda non è solo riferirsi all’ambito agricolo: questa pianta è un prodotto di pregio per la cosmesi e, negli ultimi anni, sta prendendo piede anche nel settore alimentare, dove si usa il fiore fresco. Se, ancora prima dell’età romana, ne sono documentati usi nell’antico Egitto, è per via delle proprietà curative della pianta, da cui deriva il noto olio essenziale ricco di proprietà. Ogni varietà di lavanda dà vita a un olio unico, con caratteristiche chimiche particolari, e a seconda dei casi più facilmente utilizzabile per il corpo, l’igiene o in cucina.
A proposito delle varietà più note, l’olio derivato dalla lavanda angustifolia può agire come antistress, tonico e sedativo: calma il mal di testa, è un aiuto contro l’insonnia e allevia i sintomi dei raffreddamenti, ma è anche un ottimo antisettico e antibiotico, un antispasmodico e un cicatrizzante per ustioni e un lenitivo in caso di punture di insetti, bruciature di medusa o eritemi solari. L’olio essenziale estratto dal lavandino ha proprietà antinfiammatorie e antiparassitarie, lo si usa in genere per massaggi, perché aiuta in caso di strappi muscolari e fastidi collegati.
Con gli estratti della lavanda si prepara anche un idrolato, un’acqua aromatica cioè: si tratta del liquido ottenuto dalla condensazione del vapore durante la fase di distillazione dei fiori. È un’acqua piacevole, che rinfresca la pelle e ha proprietà calmanti per il sistema nervoso, ma che può regalare anche un gradevole profumo alla biancheria e a stanze con cattivi odori. Non solo distillati: la lavanda viene utilizzata anche secca. Sono tipici i mazzetti o i sacchettini usati per profumare guardaroba o cassetti, ma anche le saponette o le candele che mantengono i sentori del fiore.
Lavanda, in Liguria di Ponente, significa anche territorio. I borghi legati a storiche coltivazioni, raccolte e lavorazioni del fiore sono numerosi, si va dal Museo della Lavanda di Carpasio a tante dimostrazioni di distillazione e laboratori, fino a trekking tra i campi di lavanda. Va da sé che l’estate, che coincide con la fioritura delle piante, è il momento migliore per lasciarsi affascinare dalla ricchezza di un territorio fatto anche di colori e profumi inconfondibili, proprio come i fiori della lavanda.
Articolo della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.