Helichrysum italicum, è questa la specie di elicriso più diffusa nel nostro paese. Gli anglofoni potrebbero aver sentito parlare di questa pianta, che cresce in Europa meridionale, Africa, ma anche Asia e Australia, come curry plant, ma l’elicriso si racconta bene da sé con l’etimologia greca del suo nome, che racchiude le parole elios – sole – e crusòs – oro. Un sole dorato, è così che appare la sua fioritura di capolini giallo intenso che non perdono mai il loro aspetto. Il fiore è anche noto con gli appellativi popolari di perpetuino o semprevivo proprio per questo motivo. Sappiamo da Plinio il Vecchio che per questa caratteristica l’elicriso finiva intrecciato in ghirlande destinate a coronare la testa di statue di divinità, in segno di buon auspicio.
Non è un caso che in Sardegna la pianta sia chiamata proprio “oro di Sardegna”: la sottospecie Helichrysum italicum microphyllum cresce solo lì. L’elicriso ama l’asciutto del clima Mediterraneo, e non è raro trovarlo in zone rocciose, affacciato sul mare, parte del tipico paesaggio. Tuttavia lo si incontra anche ad altitudini più elevate, dove fiorisce un po’ più tardi rispetto ai tipici medi di aprile e maggio.
L’elicriso appartiene alla famiglie delle Asteraceae ed è una pianta perenne che forma cespugli tempestati di fiori giallo oro, dal profumo intenso: ne esistono centinaia di specie diverse. Il cespuglio appare con aspetto grigio-biancastro: la colorazione è dovuta ai peli che ricoprono tutta la pianta, su entrambe le superfici delle foglie. Foglie che vengono usate per insaporire diverse pietanze cui regalano un aroma simile al curry, da cui l’appellativo inglese.
E poi ci sono i fiori, la parte che generalmente viene raccolta in estate. Si trovano all’apice del fusto, raggruppati in tanti capolini piccoli e giallo brillante. Come testimonia l’uso antico, nella medicina greco-romana, soprattutto le sommità del fiore hanno uso officinale e sono impiegate per scopi cosmetici e farmaceutici, ma anche in cucina. L’estratto di elicriso è utile per intervenire sulla pelle secca o arrossata grazie alla sua azione lenitiva, che lo rende il rimedio naturale contro irritazioni, scottature e dermatiti. Grazie al suo olio essenziale e alle sostanze che contiene, l’elicriso è utilizzato per preparati che aiutano nelle malattie dell’apparato respiratorie, nelle cefalee e in alcune allergie. Il giallo-oro del fiore resta tale anche da essiccato, una scusa in più per utilizzare la pianta anche come profumatore per biancheria. L’aroma dei fiori ha note di liquirizia e camomilla: gli amanti di questi sapori potranno utilizzarli in cucina, per decotti o infusi, ma anche metterli in soluzione alcolica per dare vita a un curioso liquore. Per aiutare a stirare, infine, l’elicriso infuso in acqua fredda sarà una soluzione perfetta.
C’è ancora un uso dell’elicriso che lo lega, più di tanti altri, alla sua aurea magica: l’acqua di San Giovanni. La tradizione vuole che nella notte tra il 23 e 24 giugno, che simboleggia il Solstizio d’estate, le erbe portino dentro sé la forza della natura che si rigenera. Per propiziarsi la stagione, si usa quindi mettere in acqua durante la notte erbe e fiori che si trovano spontanei in giugno: con l’iperico, l’elicriso è una delle piante più utilizzate per quest’acqua magica, densa di profumo e leggenda.
L’elicriso è la pianta dell’amore e della fortuna, ricchissima di caratteristiche che ne hanno contraddistinto l’uso erboristico dalla notte dei tempi. “Di fortuna resta intriso chi si adorna di elicriso” recita non a caso un detto popolare: questa pianta generalmente spontanea è protagonista di leggende, miti e medicina officinale da secoli. Il suo fascino si esprime al meglio al sole del Mediterraneo, ma può anche essere coltivata, con qualche attenzione. Innanzitutto un terreno drenato, che sia sabbioso o calcareo: la pianta vuole poca acqua, e va potata dei rami secchi così da far circolare meglio l’aria al suo interno. È anche possibile moltiplicarla, sia per seme che per talea. Sarà necessario trovare una collocazione idele che riproduca le condizioni spontanee, sistemandola quindi al sole, dove brillerà del suo giallo semprevivo, ricco di bellezza e benefici da sperimentare.
Articolo della nostra collaboratrice Alessandra Chiappori.