È originaria dell’Asia (Cina, Corea e Giappone) e alcune varietà anche delle Americhe. Porta un nome francese ma a trapiantarla in Liguria e in Europa insieme ad altri esemplari di flora esotica furono gli inglesi che la introdussero tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. 

Il nome ortensia (“Hortensia”), pianta apprezzatissima per le sue spettacolari e colorate fioriture fra la tarda primavera e l’autunno, fu coniato dal naturalista francese Philibert Commerson ma fu Louis de Bouganville a diffonderlo dopo la morte del naturalista. Numerose e una più originale dell’altra le ipotesi sull’origine del nome: c’è chi lo collega a quello dell’astronoma e matematica francese Nicole Reine Lepaute, altri a Hortense de Beauharnais, figlia dell’imperatrice consorte Giuseppina Bonaparte de Beauharnais. Un’altra versione a quello di Hortense van Nassau, figlia dell’esploratore e avventuriero Karl Heinrich di Nassau-Siegen

Pianta ornamentale appartenente alla famiglia delle Hydrangeaceae, è anche detta Idrangea. Una delle varietà più diffuse è la macrophilla (Hydrangea macrophylla), che poi è l’ortensia comune che tutti conosciamo. Secondo il Linguaggio dei Fiori (da “Il Galateo dei Fiori” – Barbara Ronchi della Rocca – Edizioni Zem), l’ortensia significa desiderio, intenzione di fuggire, indifferenza, insensibilità, freddezza nelle sue varianti rosa e bianca (che sono le più antiche). La versione blu, creata e scoperta dal giardiniere di Giuseppina Bonaparte, ha invece il significato di mutabilità.

L’ortensia, è stata molto coltivata in Riviera come prodotto da reciso fino agli anni ’90. La sua collocazione preferita è in pienaria, soprattutto in zone di mezz’ombra, umide e fresche, come l’entroterra di Sanremo. La sua capacità di resistere alle basse temperature, la sua rusticità e l’adattabilità a tutti i terreni (meglio se leggermente acidi) ne hanno decretato una rapida diffusione. La necessità di poche cure ha permesso di affiancarla ad altre colture, come quella dell’Agapanthus. Nella Piana di Albenga, invece, è stata coltivata soprattutto per la diffusione in vaso. 

I colori vanno dal bianco al rosa intenso, passando per diverse tonalità di azzurro, fino al blu. Nella sua fioritura è una pianta spettacolare, tanto che ha suscitato l’interesse anche di ville storiche liguri, come Villa Serra a Genova che ne ha raccolto quasi 250 specie, per un totale di 1.500 piante.
Le aziende liguri che la coltivano come prodotto da reciso sono ormai piuttosto rare. Più numerose quelle per le piante da vaso.
Tra i progetti all’avanguardia, c’è quello sviluppato dall’azienda Mansuino srl di Sanremo (ibridazione convenzionale) e l’istituto di ricerca statale Crea-Of (supporto biotecnologico) per l’ottenimento di nuove varietà adatte ad essere coltivate commercialmente in climi più caldi, mirando a una ortensia mediterranea e a un’ortensia tropicale per paesi come Kenya, Colombia ed Ecuador, con cultivar specifiche per la coltivazione in vaso. Le prime varietà saranno introdotte con il marchio “Azzura.H”.

Articolo di Claudia Murachelli e Andrea Fassione.

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