San Valentino si conferma ricorrenza speciale per la produzione floricola, che aumenta le vendite a discapito delle rose di provenienza estera. Secondo i florovivaisti di Cia-Agricoltori Italiani, in questo 2025 il giro d’affari di San Valentino si aggira sugli 80 milioni di euro, in linea con l’anno precedente, registrando la vendita di circa 35 milioni di fiori.
Pur restando il fiore più venduto il 14 febbraio, la rosa a gambo lungo (sopra i 70 cm) è rincarata fino agli 8-10 euro al dettaglio, mentre un bouquet misto di fiori Made in Italy (fresie, anemoni, ranuncoli, garofani) si attesta sui 25 euro. Cia stima, dunque, una maggiore vendita di prodotto nazionale (+20%), grazie soprattutto ai tipici prodotti coltivati nelle aree a maggior vocazione floricola.Per quanto riguarda i costi al dettaglio delle singole tipologie di reciso, tutte nazionali, Cia segnala il prezzo di uno stelo di fresie e garofani a 2,50 euro, mentre le bocche di leone e le gerbere si attestano sui 3 euro, come pure i tulipani italiani (coltivati soprattutto nel napoletano). Leggermente più alto il prezzo del papavero, della calla e dell’anemone (3,5 euro). La sterlizia e il lilium costano circa 4 euro al gambo, mentre il ranuncolo clone di Sanremo si attesta sui 5,5 euro.
Cia ricorda come il settore del fiore reciso italiano sia particolarmente legato (a differenza del Nord Europa) alle ricorrenze: la festa della mamma, quella della donna, San Valentino e il giorno dei defunti, che rappresentano più del 50% degli acquisti annui di fiori.
Il florovivaismo rappresenta il 5% della produzione agricola e conta 27 mila aziende e 100 mila addetti, di cui 20mila coltivano fiori e piante in vaso e 7mila sono vivai. Il comparto intero vale 2,5 miliardi di euro, con cinque Regioni che intercettano l’80% della produzione nazionale: la Liguria, che copre il 31% del totale, la Campania con il 16%, la Toscana con il 13%, la Puglia con l’11% e la Sicilia con il 10%.