Sono stati resi noti i dati relativi al Censimento Generale dell’Agricoltura Italiana, indetto da ISTAT nel 2020. Sono state diffuse 21 Story Map che fotografano lo stato dell’agricoltura nelle 21 regioni italiane. Tra queste ovviamente anche quella relativa alla Liguria.
La nostra è l’ultima regione italiana per estensione della SAT (circa 73,5 mila ettari) e della SAU (circa 41 mila ettari), con una percentuale sul territorio regionale di 13,6% SAT e 7,6% SAU, entrambi sono i valori più bassi tra le regioni italiane.
Per quel che riguarda la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) il 51,4% è coltivato a prati permanenti e pascoli, il 27.8% a fiori e piante ornamentali in piena aria (con un’incidenza del 63,5% collocato nella provincia di Imperia), ed il 25,9% a legnose agrarie, tra le quali la coltura prevalente è l’olivo.
I seminativi in Liguria si estendono per 9.000 ettari e presentano le quote più elevate per le coltivazioni di fiori e piante ornamentali in piena aria (27,8% della SAU a seminativi) e di foraggere avvicendate (23%). Per le coltivazioni di fiori e piante si registra un valore nettamente superiore a quelle della ripartizione del Nord e dell’Italia (rispettivamente pari allo 0,2% e 0,1%).
Le maggiori estensioni di SAU a seminativi riguardano Savona con 3,2 mila ettari e Imperia con 2,7 mila. La coltura di fiori e piante ornamentali in piena aria ha una quota superiore al 60% a Imperia. Da segnalare una percentuale elevata di SAU per terreni a riposo a Genova, oltre il 25% della SAU, rispetto alla media regionale pari al 12,3%.
Tra i 10 comuni con la massima vocazione agricola in termini di incidenza della SAU, otto appartengono alla provincia di Imperia (Diano San Pietro, Chiusanico, Aurigo, Taggia, Diano Castello, Lucinasco, Chiusavecchia e Villa Faraldi), uno a quella di Genova (Propata) e uno a quella di Savona (Albenga). In valori assoluti, tra i comuni con la maggiore estensione della SAU al primo posto troviamo il comune di Varese Ligure (con più di 2 mila ettari), seguono Triora e Taggia (con circa mille ettari).
Le aziende con sede in Liguria sono oltre 12 mila, pari all’1,1% di quelle italiane, di cui il 33,3% è guidato da donne (disposizione mogenea tra le province liguri), mentre quelle guidate da giovani agricoltori sotto i 40 anni sono l’11,3%, maggiormente localizzate nelle province di Savona e La Spezia; entrambi valori superiori alle medie nazionali. La provincia di Savona presenta i valori più elevati per la quota delle aziende con investimenti innovativi e di quelle con attività connesse, mentre quelle biologiche, in percentuale, sono più presenti in quella di La Spezia.
La manodopera familiare rappresenta quasi il 65% del personale, mentre quella straniera incide per il 19,6%, anche in questo caso entrambi dati sono superiori alle rispettive medie nazionali. Le aziende che hanno effettuato almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020 sono circa 2 mila, pari al 16,2% delle aziende agricole regionali, rispetto a una media nazionale dell’11%.
Le aziende agricole della Liguria tra il 2010 e il 2020 sono sensibilmente diminuite (-40%), a tale tendenza si accompagna una riduzione lieve della SAU aziendale (- 3,2%). Tale flessione risulta più pronunciata rispetto sia al dato nazionale che a quello della ripartizione Nord. Il profilo dimensionale delle aziende agricole liguri assegna un peso molto più elevato alle micro-aziende (fino a 2 ettari) rispetto al Nord e all’Italia (70,6% tutte le aziende, contro il 31,9% e il 39,8%).
Gli orientamenti principali in Liguria riguardano, nell’ordine, le aziende specializzate nelle colture permanenti (40,4% delle aziende), in ortofloricoltura (22,9%) dove le province di Imperia e di Savona rappresentano rispettivamente il 34% e il 29,1% del totale; seguono con percentuali più modeste le aziende specializzate in seminativi, in erbivori e le aziende miste (7,1%).
Per quanto riguarda la dimensione economica, va rilevato che queste presentano quote superiori ai corrispondenti dati nazionali nelle classi comprese tra i 15 mila e i 250 mila euro annui, mentre nelle classi dimensionali inferiori a 15 mila euro e superiori a 250 mila euro tale valore risulta minore o uguale. Rispetto al Nord, il quadro è più omogeneo, infatti, in Liguria risultano più elevate soltanto le percentuali delle aziende fino agli 8 mila euro annui, i valori per restanti classi sono tutti inferiori. In tutte le province le percentuali più elevate di aziende si trovano nelle classi di dimensione economica sotto gli 8 mila euro. Le aziende sopra i 25 mila euro sono più presenti a Imperia e Savona rispetto alle altre province. Per quanto riguarda invece la quota di micro-aziende dal punto di vista economico (cioè fino a 2 mila euro), queste sono più diffuse a Genova dove raggiungono il 27% del totale.
Le aziende che hanno effettuato almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020 sono oltre 2 mila, pari al 16,2% delle aziende agricole regionali, una quota superiore a quella nazionale (11%). Le aziende che investono nella meccanizzazione sono il 52,3% di quelle che innovano e si tratta della modalità principale, coerentemente con la distribuzione nazionale. Nell’ambito delle prime otto tipologie di investimento più diffuse a livello italiano, seguono per la Liguria l’impianto e la semina (23%), la concimazione (22,2%), l’irrigazione (21,8%), la lotta fitosanitaria (17,8%) e la lavorazione del suolo (16,7%), mentre, va rilevato che a livello nazionale la concimazione si colloca soltanto al settimo posto come ordine di diffusione delle modalità di investimento, la lotta fitosanitaria al sesto.
Le aziende agricole e zootecniche che hanno un’attività connessa sono circa mille e trecento, pari al 10,6% delle aziende nella regione contro il 5,7% a livello nazionale. Coerentemente con la distribuzione nazionale, l’attività ampiamente più diffusa è l’agriturismo, presente nel 54,4% delle aziende con almeno un’attività connessa. Seguono con notevole distacco le altre forme di attività, ciascuna delle quali riguarda meno del 10% delle aziende liguri con attività connesse.
Nota redazionale: viste le passate esperienze sarebbe opportuno approfondire se in quanti e quali casi le piante aromatiche in vaso siano state considerate come ortaggi; e se coltivazioni come mimosa, ginestra, eucapyptus, ruscus ed altre specie da fronda verde e/o fiorita recise, siano state classificate tra le legnose agrarie o tra i fiori.
Per maggiori informazioni ed accesso ai dati completi: https://storymaps.arcgis.com/collections/678ba9f76cf3417cb66dc3d5fe603eb0?item=9